Quella di oggi è una storia particolare, unica. Una storia di passione, sacrificio, amore, dedizione. È la storia di un ragazzo che non ha mai smesso di credere nei propri sogni e, alla fine, li sta realizzando. Ci sono due premesse da fare, prima di iniziare il viaggio in Alta Cordoba. La prima riguarda l’Argentina e l’Italia: per loro noi italiani siamo i “tanos”, che deriva da napolitanos, ed è anche grazie all’ottima considerazione che loro hanno del nostro paese che l’ambientamento risulta molto più semplice. Basti anche pensare che il Boca Juniors ha come soprannome “Xeneizes”, che vuol dire Genovesi. Viva l’Italia, l’Italia tutta intera, come canta De Gregori.
La seconda riguarda proprio il protagonista: “sono sicuro che continua a essere quel ragazzo umile che ho conosciuto, e questo lo rende ancora più grande”. Con le parole del suo primo allenatore, Dario Franco, è possibile raccontare quello che a Cordoba è un pensiero generale. Me l’hanno detto praticamente tutti. Si tratta di un ragazzo umile, sincero, pulito, e se andate nella Augustina, la pension dove ha vissuto per un periodo, i celadores ve ne parleranno con le lacrime agli occhi, ma non – o meglio, non solo – per ciò che è stato capace di fare con il pallone, ma per il ricordo che ha lasciato dal punto di vista umano.
In Argentina tutti i calciatori hanno un soprannome particolare. È stato così per “La pulce” Lionel Messi, “El Mudo” Riquelme, “L’Apache” Carlitos Tevez. E la gente, el pueblo anzi, finisce per identificarli così.
Il primo allenatore a credere in lui è stato Dario Franco. Una parola per descriverlo? Bielsista. “Ricordo quando lo abbiamo scoperto: siamo stati a tre allenamenti delle giovanili – racconta Dario – e ci sorprese subito. E l’abbiamo immediatamente portato ad allenarsi in prima squadra. La cosa incredibile è che faceva le stesse cose che avevamo visto con quelli della sua età. Questa è una qualità che ha ancora oggi, insieme alla sua grande umiltà. Il basso profilo che mantiene lo rende ancora più grande”.
Paulo ha lasciato un ricordo indelebile a Cordoba, e Anabela Figueroa Constante, giornalista della prensa oficial dell’Instituto, ce lo racconta così: “Grazie a Dio ho molti ricordi legati a Paulo, e credo di essere una
Giornata numero nove della Primera B Nacional. La Gloria va a fare visita al campo dell’Atlanta. A questa partita, l’Instituto ci arriva con 18 punti in nove gare, e soprattutto gli hinchas gradiscono il gioco espresso dai biancorossi, al netto di qualche piccola – ed evitabilissima – battuta d’arresto. Che non ci sia gara sulla cancha dei bohemians lo si capisce praticamente subito, tanto che dopo nove minuti sono già in vantaggio di due gol, grazie a una deviazione sotto porta perfetta di Dybala e una straordinaria rovesciata, o chilena, se preferite i termini latinoamericani, di Barsottini. Emozioni finite? Assolutamente no: il meglio deve ancora venire. Bastano appena due minuti della seconda frazione di gara per vedere un gol strepitoso: il numero 9 dell’Instituto si accentra e, a venticinque metri dalla porta scaglia un siluro verso i 7.15 difesi da Rodrigo Llinás, che non può fare altro che vedere la palla entrare in porta e fare i complimenti all’avversario. La firma ovviamente è quella: Paulo Bruno Exequiel Dybala, che prima dello scadere mette a segno anche la quarta rete della gara. Secondo una leggenda, Paulo non potrà portare il pallone a casa, ma quel che ha fatto è un qualcosa di storico: soltanto un calciatore, prima di lui, era riuscito a segnare tre gol in una sola gara all’età di diciassette anni, e l’ha fatto proprio sulla cancha dell’Atlanta. Si chiama Diego Armando e giocava all’epoca nell’Argentinos Juniors, il cognome, qualora non fosse già chiaro, è Maradona. Un paio di settimane prima, Paulo ha segnato anche il gol numero mille della storia dell’Instituto. All’inizio della stagione, al Monumental di Cordoba, nella galleria “Glorias del Futbol”, una sorta di walk of fame dell’Instituto, sono state inserite le gigantografie di Salvador Mastrosimone, Raúl de la Cruz Chaparro, Ramón Álvarez, Ernesto Corti, Oscar Dertycia y Mauricio Caranta. Sembra sia già giunto il momento di effettuare un aggiornamento.
È strana la vita, ci sono dei momenti in cui tutto sembra già scritto. Muore il padre, che gestiva una tabaccheria chiamata “la Favorita”, e costruiscono la Augustina, la pension aperta a tutti i ragazzi fuori sede. Fa il suo esordio in prima squadra perché, per la prima di campionato, il centravanti che l’Instituto ha acquistato per la nuova stagione è squalificato, ma in casa albirroja non ne avevano tenuto conto. Fa talmente bene che Dario Franco decide di confermarlo per la gara successiva, con l’Aldosivi, e segna. Segna tre gol all’Atlanta, e via con i paragoni con Maradona, perché a diciassette anni l’aveva fatto solo lui, gioca un’amichevole insieme a Higuain, per la fundacion Pupi di Javier Zanetti, servendogli un assist. Ah, manca una cosa: la Città di Cordoba è gemellata con Palermo e Torino. Per il mosaico perfetto mancano solo due tasselli: essere protagonista in nazionale e raggiungere la Primera con l’Instituto, i due più grandi desideri del suo papà. E state tranquilli: sarà senza dubbio un punto fermo dell’albiceleste e a casa, prima o poi, ci tornerà.
Corrado Parlati
This post was last modified on 28 Dicembre 2016 - 19:57