11 settembre 2011: per gli USA, e non solo, questo è un giorno di triste rimembranza: esattamente un decennio fa persero la vita circa tremila persone nell’attentato alle Twin Towers. In questo giorno di strazio a Torino tuttavia qualcuno ricomincia a sorridere: sono i quarantamila del neonato Juventus Stadium, battezzato in occasione della prima partita ufficiale. Se esistesse un calendario dedicato interamente al mondo Juve questo giorno si colorerebbe di rosso, e stavolta non per il sangue delle vittime di un attacco terroristico. Sarebbe un rosso solenne, sarebbe come un capodanno perché la Juve da quel giorno in poi, guidata dal suo profeta Antonio Conte, volterà definitivamente pagina.
Un altro regalo viene spedito l’estate successiva dall’Inghilterra, direttamente da Sir Alex Ferguson: è un ignoto ragazzino di diciannove anni, si chiama Paul Pogba. Si completa così il reparto dei ‘Fantastici 4’. Come i supereroi della Marvel ognuno di loro possiede un potere particolare: ‘La Torcia Umana’, Andrea Pirlo, capace di illuminare all’improvviso con un lampo di genio; ‘Mr Fantastic’, Paul Pogba, in grado di arrivare su ogni pallone grazie alle sue lunghe vele; ‘l’uomo invisibile’, Arturo Vidal, per la sua capacità di comparire dal nulla in area di rigore con inserimenti che sfuggono ad ogni logica; ‘la cosa’, Claudio Marchisio, tanto roccioso quanto utile in area di rigore avversaria.
I ‘fantastici del centrocampo’ porteranno per mano la signora fino a Berlino, che fa rima con destino. Ma stavolta il destino si rivela beffardo. Lo sa Andrea Pirlo, che lascia il campo visibilmente commosso: quella sarà la sua ultima apparizione nel calcio europeo. L’Olympiastadion è teatro dell’ultimo atto di una grande favola, proprio come fu il Candlestick Park il 29 agosto 1966. Anche Arturo Vidal da quel giorno non vestirà più bianconero: ritornerà in Germania ma stavolta al Bayern Monaco.
La Juventus non è solita piangersi addosso: a lasciare la Juventus sono indubbiamente tre campioni, ma chi arriva non è di certo da meno. Sostiene Hemingway che non c’è tempo per pensare a ciò che non si ha; bisogna piuttosto pensare a cosa fare con ciò che si possiede. Detto, fatto. La Juventus impara a dimenticare le assenze e apprezzare le presenze. Naturalmente a livello tattico cambia tutto: in primis manca una figura ‘paterna’, qualcuno a cui affidarsi nel momento del bisogno, ruolo che spettò ad Andrea Pirlo ed il gol nel derby ne è la dimostrazione.
Manca probabilmente un po’ di velocità: nessuno tra i tre centrocampisti attuali è esattamente un velocista. Adesso la velocità arriva dalle fasce grazie ai due esterni sudamericani Alex Sandro e Cuadrado, ma in precedenza anche Pogba e Vidal erano in grado di offrire un valido apporto. Quando si è capito che l’avventura di Vidal alla Juventus era giunta al capolinea? Ricordate il gol di Bruno Peres? Beh, un combattente come Vidal si arrese alla velocità del terzino brasiliano.
Cosa rimane invariato? La voglia di vincere: alla Juventus è l’unica cosa che conta. Lo sa bene Marchisio, che ha trovato una seconda pelle nella maglia bianconera; vincere alla corte della Signora per lui vuol dire in primis premiare una scelta di vita, dettata dal sentimento. Lo sa Khedira, un vincente nato; il tedesco vince dovunque vada: con la maglia del Real Madrid, con quella della nazionale tedesca con la quale si laureò campione del mondo, e adesso con la Juventus. Lo sa Miralem Pjanic, che dopo anni di purgatorio adempie il suo percorso di purificazione giungendo a Torino.
Quale tra i due centrocampi sarà più vincente? Ai posteri l’ardua sentenza.
Alfio Pappalardo
This post was last modified on 13 Novembre 2016 - 12:18