Un’opera d’arte in movimento, che trascende la materialità e il tempo. La pennellata di Miralem Pjanić riaffresca i ricordi bianconeri, dipinti dalla classe di Del Piero e Pirlo, negli ultimi anni. Eppure c’era chi l’aveva quasi predetto: Massimiliano Allegri, in conferenza stampa.
Da Genova a Verona
Allegri, infatti, aveva ricordato come la Juventus non sfruttasse un fondamentale tanto decisivo in passato. Poche punizioni dal limite, da dove Pjanić è micidiale. Proprio come Andrea Pirlo, una sentenza praticamente da qualsiesi distanza. Come dimenticare, tra le ultime, la traiettoria disegnata a Genoa, valsa un bel pezzo di Scudetto.
Se è vero che la Juventus non sta passando un buon momento, almeno dal punto di vista del gioco, è necessario essere più che mai cinici. Tradotto: creare e sfruttare ogni occasione pericolosa.
Pjanić va messo nelle condizioni di essere micidiale: deve essere più al centro della manovra. Contro il Chievo, prima della rete, aveva fatto pochissimo. Ma i suoi sprazzi di genio, specialmente sul finale, hanno illuminato il grigio pomeriggio veronese. E le sue immense doti balistiche hanno regalato tre punti importantissimi.
Il lavoro dietro l’invenzione
Un colpo, una invenzione, spesso, decidono le partite. E in Champions il valore assoluto di una giocata è ancora più alto, rispetto al campionato. Bisogna leggere in quest’ottica le dichiarazioni di Allegri, attento a ogni singolo dettaglio. Perché è nel dettaglio che si trova la perfezione.
Molto probabilmente, quindi, in settimana si è lavorato su quest’aspetto. Meglio cercare un fallo al limite dell’area che provare una difficile e improbabile conclusione. (Magari si potrebbe spiegare a Hernanes, per esempio). Lezione chiara e subito messa in pratica: il gol di Miralem nasce da qui.
Punto di partenza
Ora, però, si deve partire da Verona per costruire una Juventus cucita anche su di lui. Pjanić è apparso un corpo estraneo, in più di una occasione, ma la sua tecnica è fondamentale. Non è il classico regista, quanto un calciatore moderno e tatticamente intelligente, da inquadrare in un preciso contesto tattico.
È quello che manca, per ora. Questi primi mesi, comunque, hanno dato delle indicazioni: va avvicinato alla porta, perché non ha i tempi d’inserimento della mezz’ala. Ma deve avere spazio e modo di inventare, avendo qualità decisamente fuori dal comune. La crescita della Juventus passa anche dai suoi finissimi piedi.