“A Torino, tanti dicono di amare il Torino e sarà pur vero che lo amano; gli stessi dicono di odiare la Juventus, solo per invidia penso o per meschinità”, scrisse Vladimiro Caminiti. E la fotografia dell’Italia calcistica è esattamente questa: da un lato c’è la tifoseria bianconera, sparsa per l’intero stivale, e dall’altra ci sono, quasi automaticamente, i suoi detrattori, quelli secondo cui “chi ama il calcio odia la Juventus”. È da qui che nasce il bisogno di fare chiarezza, e questo adesso è possibile grazie all’ultimo lavoro di Principio Paolino, “La Signora derubata”, un’inchiesta sui torti subiti da Madama nel corso della sua storia, che oggi presentiamo in esclusiva ai lettori di SpazioJ.
“La Signora derubata” è un’inchiesta sui torti subiti dalla Juventus nel corso della storia. Un modo per dimostrare con i fatti che gli aiutini sono “l’alibi di chi non vince mai”, come direbbe qualcuno…
Già, l’obiettivo di questo mio libro è proprio quello di abbattere il luogo comune, inventato dai nostri denigratori, secondo cui la Juve vince perché ruba mentre gli altri sono tutti dei santi. Con un’indagine basata su pareri illustri, dati oggettivi, supporti statistici e lettura delle carte ho cercato di smontare le teorie di chi, attraverso l’antijuventinismo, si è creato un mestiere, nonché di coloro che trovano una comoda giustificazione ai propri insuccessi, sfoderando così un mix esplosivo di meschinità e invidia.
Il tuo viaggio parte da lontano, comparando le due retrocessioni evitate da Juventus e Inter a distanza di nove anni, nel 1913 e 1922. Un particolare che vuoi raccontare ai nostri lettori riguardo questa storia?
Sono partito da così lontano perché qualcuno vuole farci credere che la Juve, per qualche strano gioco di potere insito nella natura antropomorfa fin dall’Età della Pietra, sia sempre riuscita a condizionare il normale svolgimento dei campionati. A cominciare da quella retrocessione evitata nel 1913 quando però, con la riforma dei tornei e l’allargamento del numero delle formazioni partecipanti, tutte le ultime classificate furono reintegrate, non solo i bianconeri. Quindi mi è sembrato opportuno ricordare che l’Inter nel 1922 beneficiò del Compromesso Colombo, ossia di postume modifiche regolamentari che finirono per scontentare tutti, tranne i nerazzurri… Diciamo che per le suddette mancate relegazioni andò di lusso a entrambi, certamente non solo a noi. Sembra che alcuni fatti del passato siano arrivati alle attuali generazioni come nel gioco del telefono senza fili: per esempio, a tutti noi è giunto forte e chiaro il racconto di quel gol annullato a Turone, ma quasi nessuno parla dell’assurda squalifica di Bettega comminata poche ore prima della partita decisiva con la Roma nel maggio del 1981.
Altro periodo controverso è quello compreso tra 2000 e 2001, con il caso Recoba, il diluvio di Perugia e la questione extracomunitari legata a Nakata…
I nostri detrattori dovrebbero spiegarci proprio questo: se la Juve ruba, perché lo fa a intermittenza? A Perugia ci hanno fatto giocare una partita di pallanuoto e abbiamo perso lo scudetto in favore della Lazio. L’anno dopo le regole sull’utilizzo degli extracomunitari sono state cambiate proprio un attimo prima di Juve-Roma e il giapponese Nakata è risultato decisivo. Non male per una società che riesce ad alterare i campionati. Quanto a Passaportopoli, un fatto gravissimo ha avuto le stesse caratteristiche di una bolla di sapone. Evidentemente, il clima giustizialista e la richiesta spasmodica di sentenze esemplari non facevano ancora parte del mondo del calcio italiano. O, forse, non essendo implicata la Juventus, nessuno ne avvertiva la necessità.
In conclusione, è impossibile non parlare di Calciopoli. Se la Juventus è stata dichiarata innocente e non ci sono tracce d’illecito, se il solo De Santis tra gli arbitri ha avuto una condanna definitiva, se delle cinquanta partite oggetto d’indagine ne sono rimaste solo cinque, com’è possibile che non sia stata fatta giustizia per la società bianconera? E soprattutto, la fantomatica “cupola” come alterava i campionati?
Semplice, non li alterava. Purtroppo non è mai emersa la volontà di spiegare agli appassionati il reale andamento della vicenda e così il processo Calciopoli è stato solo un dispendio enorme in termini organizzativi ed economici per un misero risultato. Perdonatemi per l’audace paragone, ma continuiamo a essere il paese della strage impunita di Ustica: tutti sanno, tutti hanno capito, ma nessuno si accolla l’onere di fornire una versione ufficiale. Per una spiegazione quantomeno plausibile del più grande scandalo della storia del pallone, ho pensato di proporre un’intervista illuminante proprio dell’arbitro De Santis il quale, tra le altre cose, ha sostenuto: “Com’è nata Calciopoli? Penso si sia originata in un ambito che vede collegati l’Inter, la Pirelli e la Telecom. Nel profondo della sua coscienza, Moratti è consapevole di come stiano realmente le cose”.