Il banco degli imputati, in casa Juve, è sempre pieno. Ma uno su tutti sembra essere il più additato. A causa della mancanza di un gioco brillante, il reparto sotto accusa non può che essere il centrocampo. In particolare, Miralem Pjanic è il giocatore finito nel mirino della critica. Lecito, se non addirittura doveroso, parlare di quanto il bosniaco sia sotto tono. Ma non è la prima volta che l’inizio di un giocatore talentuoso sia costellato di difficoltà.
La storia del calcio, ma anche della Juventus, è piena di esordi fantastici che però si rivelano, qualche mese dopo,
Parallelismo che non intende confrontare le qualità dei due giocatori. Perché è difficile trovare chi possa uscire da
uno “scontro” con Zizou senza ossa rotte. Ma anche il francese ebbe le sue problematiche di ambientamento. Infatti i primi mesi non restituirono lo Zidane che tutti conosciamo, ma una sbiadita copia di sé stesso. Con, l’allora tecnico, Marcello Lippi che insisté molto sul giovane, che non riusciva ad incidere per cause relative ad ubicazione tattica e caratteriali. La maglia a strisce bianconere pesa, e, come detto da Evra, giocare nella Juventus è diverso. Pjanic deve ritrovare le positive prestazioni che sembra non aver messo nella valigia per Torino, lasciandole a Roma.
Quello che è, oramai, divenuto il “motto” di Max Allegri coincide con la cosa di cui si sente la necessità. Giusto criticare chi gioca male, ma siamo, ancora, a novembre. E bollare il bosniaco è ancora prematuro. Con le dovute precisazioni e cautele, se Lippi non avesse creduto in Zidane, l’attuale tecnico del Real Madrid sarebbe arrivato dove è arrivato?
This post was last modified on 4 Novembre 2016 - 18:24