Juventus-Lione 1-1, e così per i bianconeri proprio non va. Non tanto per il risultato – anche se sarebbe meglio dire non solo – quanto per il modo in cui questo è maturato. Troppo molle la Juventus, nonostante la cattiveria di guerrieri come Mandzukic e Sturaro. Troppa pochezza sotto porta e idee confuse (Pjanić su tutti), sintomo che i meccanismi della squadra necessitano ancora di essere oliati.
ENIGMA PJANIC – Ed è proprio Miralem Pjanić, l’uomo simbolo del mercato estivo della Juventus, a destare le maggiori preoccupazioni per quanto concerne i singoli. Il centrocampista bosniaco infatti stenta ancora ad ingranare e comprendere i meccanismi di gioco della squadra, al di là di qualche singhiozzo di indubbia classe fatto assaporare fra le partite di campionato e la trasferta di Zagabria in Champions. Pjanić pone innanzitutto Allegri davanti ad un dilemma non certo scontato: dov’è che il giocatore riesce ad esprimersi meglio?
Il trascorso alla Roma suggerisce sicuramente il ruolo di interno di centrocampo, anche se il tecnico di Livorno quel pallino del trequartista di qualità se lo trascina già da molto tempo. Come un tarlo insito nel cervello. La superiorità tecnica e di palleggio di Pjanić però favorisce e indirizza la prova, più o meno già imbastita a sprazzi nel corso di qualche uscita con l’avanzamento di qualche metro del giocatore rispetto al classico ruolo di interno. Tuttavia, la prova del nove contro il Lione lascia spazio ad ulteriori dubbi e perplessità, pensieri generati dalla prestazione del tutto insufficiente sciorinata dal centrocampista.
MANCA LA PERSONALITA’ – Pjanić appare innanzitutto incapace di verticalizzare in velocità verso le due punte, o di portare palla al piede saltando l’uomo sulla trequarti per poi liberarsi lo spazio per la conclusione. Anzi, il tiro in porta la Juventus lo vedrà per sole tre volte in tutto l’arco dei novanta minuti. E soltanto una per merito del bosniaco, effettivamente abile a liberare Mandzukic grazie ad una sponda intelligente di testa. Ma il bello di un giocatore pagato 32 milioni di euro e strappato ad una delle più accreditate rivali per la rincorsa allo scudetto non può essere solo questo. Da Pjanić il popolo bianconero, ma soprattutto Allegri, si attende sempre qualcosa in più. Contro i francesi invece mancano le giocate sopraffine, i rischi e le responsabilità che nel farle soltanto un campione è in grado di assumersi. Manca in lui la consapevolezza di essere quel fuoriclasse in grado di cambiare le sorti di una gara con una giocata, di poter prendere per mano una squadra blasonata e difficile da guidare come la Juventus. Insomma, ad oggi il quadro di Pjanić stenta ad essere giudicato come una vera e propria opera d’arte.
AVANTI CON RISERVA – La discontinuità può ancora essere considerata figlia di un rodaggio dovuto alla ricerca del giusto ruolo, al fatto di rappresentare l’unico vero innesto del reparto di mezzo e alle richieste di Allegri che in virtù degli spostamenti tattici possono cambiare di partita in partita. Ad ogni modo la luce occorre accenderla, e questa deve assumere ben presto connotati definitivi, anche perchè se le qualità del giocatore non fossero quelle riconosciute da chiunque, in questo momento della stagione probabilmente rimarrebbe seduto in panchina.
Rocco Crea (Twitter @Rocco_Crea)