Andrea Pirlo, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, ha raccontato alcune sue sensazioni ed esperienze del calcio negli Stati Uniti, di come può progredire attraverso quali metodi può migliorarsi. Ecco le parole dell’ex regista bianconero:
SITUAZIONE NY CITY
“Mica è facile dopo neppure due anni riuscire a costruire una realtà come la nostra: lottare per il titolo a Est, arrivare secondi nella Conference e andare ai playoff. Questo era l’obiettivo che ci eravamo posti all’inizio del campionato e l’abbiamo centrato con una manciata di match d’anticipo”, ha raccontato l’ex numero 21 della Juventus. “Abbiamo ambizioni da titolo, perché le partite sono state sempre equilibrate. È un po’ la storia di questa Lega, in cui molte squadre si equivalgono. Stiamo tutti bene fisicamente, ce la possiamo giocare con chiunque”.
MANCA LA CONOSCENZA DI BASE
“Per far crescere il movimento non servono soltanto le stelle. Anche quelle, certo, ma ci vogliono allenatori che vengano a insegnare e portino con loro la giusta mentalità. Molti calciatori qui escono dai college senza aver appreso niente: perdono tempo. E si ritrovano in una Lega professionistica a 21 o 22 anni con una conoscenza del soccer del bambino italiano appena uscito da scuola. Non ci sono le Accademie, per questo mancano campioni statunitensi. Si gioca nelle scuole, ma a livello prevalentemente creativo. Non c’è un concetto di allenamenti specifici di livello professionistico anche per i bambini, come esiste da noi”, conclude così Pirlo.
Oscar Toson