Mancano appena due giorni alla grande sfida di sabato sera tra Milan e Juventus in scena a San Siro. In pochi però a inizio stagione si sarebbero aspettati una sfida al vertice tra bianconeri e rossoneri: non tanto per la Juventus che vuole cannibalizzare il campionato, quanto per il Milan dopo lo scetticismo del mercato estivo e una dirigenza che sembrava con le idee confuse.
SICUREZZA BONAVENTURA
Vincenzo Montella finora ha fatto un lavoro eccellente, ed è da qui che Giacomo Bonaventura parte nella sua intervista alla Gazzetta dello Sport: “Montella è il valore aggiunto, lo dimostra il fatto che siamo dove siamo più o meno con la stessa squadra di un anno fa. Ha sistemato le cose in campo e l’atteggiamento, ci sta cambiando la mentalità. Una bella sorpresa. La Juve è a un livello superiore, ma il divario con le inseguitrici si è ridotto. Il mio rimpianto è di essere arrivato in un Milan senza Europa, ma questo è l’anno giusto per tornarci”.
Ovviamente poi ha toccato anche l’argomento Juventus: “Possiamo vincere perché è una gara secca, in casa nostra e loro ci faranno tirare fuori il 100%. E poi ci siamo avvicinati parecchio al livello delle prime. Non ho mai fatto nemmeno un punto contro i bianconeri? Ma le statistiche non sono fatte per essere smentite?”.
SFRONTATEZZA NIANG
Anche M’Baye Niang attraverso le colonne di Repubblica ha detto la sua, concentrandosi in particolare sulla giovane età di questo Milan: “Ci mancavano le certezze, ci mancava di sentirci il Milan: ora abbiamo identità tattica, gruppo unito, solidità difensiva. Io ho già rifiutato offerte importanti e a maggior ragione direi di no oggi. Il progetto fondato sui giovani funziona. In Italia c’è meno paura, anche se alcuni club preferiscono ancora gente più esperta. Noi siamo il mix giusto. I campioni che vincono da soli le partite deresponsabilizzano un po’ gli altri: se ti affidi al gruppo, sei meno vulnerabile, puoi andare lontano. I presupposti ci sono: 7 Under-24 prontissimi. Io avverto la responsabilità: con De Sciglio sono il più esperto. Non mi sento più un giovane. Ho quasi 22 anni e faccio il professionista da quando ne avevo 16. Noi due dobbiamo essere di esempio ai ragazzi veri, come Donnarumma e Locatelli”.
Oscar Toson