Ancora una volta, l’ennesima, certamente non l’ultima, al termine di una partita affatto convincente e parecchio controversa, il risultato ha premiato Madama consentendole di partire da Lione con un gran sorriso che, tuttavia, dissimula a fatica la brutta sensazione di essere stata a un passo dal baratro. A evitarle la rovinosa caduta hanno provveduto il redivivo Gianluigi Buffon e una rete strepitosa di Juan Guillermo Cuadrado.
L’Olympique Lyonnais, squadra per nulla irresistibile, ma di ben altra consistenza rispetto alla Dinamo Zagabria, ha dimostrato inoppugnabilmente che non appena il quoziente delle difficoltà aumenta, il respiro della Signora diventa affannoso, l’acconciatura si scarmiglia in fretta e il make-up cola copiosamente.
L’importanza di una vittoria immeritata, però fondamentale ai fini del passaggio del turno da capolista, sarà probabilmente celebrata con l’esaltazione di quei valori (cuore e carattere) normalmente chiamati in causa quando occorre mistificare la reale sostanza delle cose: nel caso di specie, e non da ieri sera, la mancanza di un tessuto connettivo credibile che in virtù di qualche fibra molto pregiata appare decisamente migliore di quanto in effetti è.
Sul prato del bellissimo Parc Olympique la Juventus ha salvato la ghirba solo grazie alle prodezze di due campioni (poterne disporre è sicuramente un merito e a quello servono…), nonché per la benevola influenza di Eupalla, che ha dovuto spandere polvere di stelle a profusione per anestetizzare la serata non felicissima del sig. Marciniak, ma principalmente per salvaguardare la prestazione perfetta del guardiano dei pali bianconeri.
Indiscutibilmente migliore in campo, il goalkeeper carrarino ha compiuto un paio di interventi in linea con la propria caratura storica e neutralizzato una massima punizione. In ordine al penalty, chi sbocconcella calcio sa perfettamente che alla mancata trasformazione di un rigore i demeriti di chi lo tira concorrono molto più pesantemente dei meriti di colui che lo para, ma ciò non diminuisce di un’oncia la ritrovata immanenza dell’estremo difensore juventino, così come non intacca la legittimità dei dubbi relativi alla sua efficienza sorti a seguito di esibizioni, anche recentissime, assolutamente reprensibili.
Il tempo è un avversario che, purtroppo, nessuno può sconfiggere e le prossime gare, al riguardo, saranno sicuramente probanti: o attesteranno la continuità della normalizzazione ai livelli conosciuti oppure, pur sperando che così non sia, indicheranno un’alternanza di rendimento, anche nell’ambito del singolo evento, comunque ampiamente giustificata dalla corruzione che l’incedere degli anni implica.
A tal proposito, si deve considerare emblematica l’esibizione di Dani Alves, che avvicenda momenti di buon magistero pallonaro ad altri estremamente pasticciati. Sinora, e non è lesa maestà affermarlo, la portata della sua incidenza nell’economia stagionale è quantomeno discutibile e, a parere dello scriba, inferiore al contributo solitamente garantito dalla bustrofedica littorina elvetica.
L’escursione nella terra degli arpitani ha peraltro confermato l’indispensabilità di Alex Sandro è ahimè, sarà pure stucchevole ribadirlo, ma l’evidenza lo impone, la fragilità di un centrocampo che, male assortito chiunque siano gli interpreti, ha pagato un dazio oneroso alla totale impalpabilità di Pjanić e Khedira e al piccolo status di Lemina; non è irragionevole o malizioso supporre che se le irregolarità di cui si è macchiato il gabonese fossero state compiute da qualcuno con un pedigree più prestigioso, quel cartellino rosso sarebbe rimasto nel taschino dell’arbitro polacco.
Bene Higuain, male Bonucci e Dybala, “Maletto” in generale, paradossalmente meglio, quanto a compattezza, in subordinazione numerica.
Aspettando Godot, cioè un’organizzazione, un gioco che possa supplire a eventuali e possibili distrazioni della Dea bendata, e auspicando di poterne constatare valenza qualitativa e spessore mentre siamo ancora contemporanei…, accarezziamo i numeri tanto cari al Serenissimo e ai suoi adepti, ma soprattutto il magico cilindro tristellato di Notre-Dame des Étoiles, affinché, sabato sera, sull’erba del Peppino Meazza, scaturiscano altri provvidenziali coniglietti deputati a farci accettare, con la loro tenerezza, tutto quello che le cifre non dicono.
Augh!