Il calcio è uno sport particolare, unico nel suo genere. Non per nulla è quello più popolare e diffuso nel mondo. Appassiona da sempre milioni di persone. Sembra esserci qualcosa di magico all’interno di quel rettangolo verde. Dentro una partita può esserci di tutto: atletismo e tecnica, genio e follia. È un’armonica equazione imperfetta che contempla, però, anche ingredienti apparentemente evanescenti. La Juventus ne è la sintesi.
JUVENTUS – Capita, così, che una squadra abbia la rosa più forte del campionato. Una superiorità riconosciuta – più o meno evidentemente – da tutti, diretti concorrenti compresi. Ma, si diceva, l’imperfezione dell’equivalenza calcistica non permette di concludere a soluzioni in maniera prematura. Non basta disporre dei migliori giocatori. Non si giocherebbe nemmeno altrimenti. La Juventus non è solamente la squadra più forte, ma anche quella più pronta: è un gruppo di uomini e non solamente di giocatori.
GRUPPO – A testimonianza della splendida coesione, umana prima che sportiva, c’è la reazione al gol di Dybala. Corsa a
DODICESIMO UOMO – Non basta? A calcio si gioca in 11, ma i bianconeri sono 12, in casa almeno. Pubblico meraviglioso quello Stadium. Perché non si limita ad incoraggiare i propri beniamini, fa molto di più. Lo “stile juventino” sembra pervadere tutto ciò che orbita intorno al club. Gli emblemi sono essenzialmente tre: il boato all’ingresso di Bonucci, l’ovazione che accoglie il riscaldamento del rientrante Marchisio e lo striscione per
Alla Juventus vincere non è solamente l’unica cosa che conta, è cultura. Rappresenta l’unicuum tra tifosi, squadra ed ambiente bianconero. Diventa ancora più evidente in serate come questa, quando la Juve soffre più di quanto era lecito aspettarsi, ma che porta comunque a casa i 3 punti. Ancora una volta.
This post was last modified on 20 Ottobre 2016 - 13:47