Federico Palomba (capo marketing Juventus): ecco la ricetta per uno stadio perfetto

Intervistato da Il Secolo XIX, il capo dell’area marketing della Juventus, Federico Palomba, ha detto la sua sul momento di difficoltà vissuto dagli impianti in Italia, svelandoci il perché di uno Juventus Stadium in controtendenza rispetto alla media e addirittura primo tra gli italiani nella speciale classifica degli stadi più potenti. Una ricetta i cui ingredienti, secondo Palomba, sono legati “alla capienza, al Paese e certo alle strategie”.

FEDERICO PALOMBA: 41MILA POSTI ALLO STADIUM PIÙ CHE SUFFICIENTI – Secondo Palomba importante sarebbe una voce ulteriore: “La redditività da seggiolino, quanto rende ogni singolo posto. Lì – prosegue – siamo settimi perché si annullano le distanze con chi, come il Barcellona, ospita il doppio del pubblico.”, concentrandosi poi sulle mosse più riuscite: “Il 55 per cento dei nostri abbonati vive a più di 200 km da Torino, va da sé che non ci possono sempre essere, ma possono rimettere in circolo, tramite la Juve, un singolo ingresso. Loro accumulano un biglietto sul futuro, noi rivendiamo quel posto e lo stadio resta pieno.”.

Nessun ripensamento, quindi, sulla capienza dello Stadium, anzi, il capo area marketing della Vecchia Signora si sbilancia, definendo “strisciante” il dibattito rivolto a “definirci piccoli”, considerando piuttosto come “determinante” l’impianto bianconero: “In cinque anni, in casa, abbiamo perso cinque volte in tutto e vinto cinque campionati di fila.”.

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CRITICA A TESSERA DEL TIFOSO E CALENDARIO – Per Palomba, inoltre, una cosa è sicura: “Le normative rendono il semplice atto di comprare un biglietto molto complicato: la tessera del tifoso e pure la parte finale del calendario che non viene decisa con il preavviso sufficiente sono lungaggini che non aiutano certo il nostro abbonato, un viaggiatore”. Infine, interpellato sulla possibilità di disputare le partite più importanti nell’ora di pranzo come in Inghilterra dove gli stadi sono sempre pieni, Palomba afferma: “Non abbiamo difficoltà a vendere la partita di pranzo, anche se non è di cartello, stesso effetto per l’orario delle 18. Più complicato riempire certe date serali. Pure per le tv l’inquadratura con gli spalti pieni dovrebbe essere un incentivo, il telespettatore percepisce il tutto esaurito come una sfida da non perdere”.

Andrea Bernardini

 

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