E’ stato l’acquisto più oneroso della storia del calcio – 105 milioni di euro pagabili in due anni – e, come ogni illustre addio che si rispetti, anche fra i più lunghi e chiacchierati dall’opinione pubblica in fase di trattativa a tal punto da divenire materia da gossip quasi più che calcio stesso.
DIFFIDENZE – La versione 2.0 di Pogba al Manchester United, però, non sembra aver goduto sin dal principio di troppi abbracci caldi. Difatti, ai piedi dell’Old Trafford l’aria di diffidenza generata dalla cifra-monstre che ha portato al ritorno del polpo in Inghilterra, ha posto comunque sul chi va là buona parte dei tifosi, che sin dal 9 agosto (giorno dell’ufficialità) hanno cominciato a chiedersi se quello effettuato dai Red Devils non costituisse un esborso tutto sommato esagerato, pur senza dubitare delle qualità tecniche del centrocampista francese. Nulla di dovuto insomma, nonostante la follia economica del club necessaria per strapparlo alla Juventus, nonostante gli indizi (cresta rossa in onore dello United, scatto rubato sulla lavagna tattica di Mourinho, maglia autografata al tifoso) che per tutta l’estate hanno infiammato le prime pagine dei tabloid e contribuito alla spettacolarizzazione del trasferimento più discusso della storia di questo sport. A Manchester, come del resto nella maggior parte delle piazze importanti del pianeta, il consenso e l’amore dei supporters va guadagnato sul campo, che alla fin fine rimane l’ultimo baluardo a difesa del mero gioco e in qualche modo della meritocrazia calcistica, al di là del business, delle dichiarazioni e delle trovate pubblicitarie di ogni sorta.
LA BOCCIATURA E LA DIFESA – Il gol (primo in assoluto con la maglia dei Red Devils) messo a segno nel 4-1 rifilato ai campioni in carica del Leicester il 24 settembre, non ha affatto ottemperato le pretese di pubblico e critica, visto che da uno come Pogba è lecito attendersi sempre (o quasi) quel qualcosa in più che giocatori “normali” non possono garantire per definizione, se non in modo occasionale. France Football non pone filtri all’aspra critica mossa nei confronti delle prestazioni offerte Oltremanica da Pogba, definendo “ancora molto lunga” la strada verso il Ballon d’Or, parlando addirittura di “progresso arrestato” nel percorso di crescita e puntualizzando la lontananza dall’essere considerato come un leader dai compagni. E, per un ragazzo classe 1993 che ha già disputato (e perso) due finali importanti a livello internazionale, un giudizio così duro, ma per certi versi provocatorio, non può che essere considerato un pugno allo stomaco. Tuttavia, a difenderlo ci ha pensato il c.t. della Francia Deschamps, che del giocatore più rappresentativo della nazionale transalpina ha riferito: “Ha cambiato squadra e deve ancora trovarsi con i nuovi compagni. Ha bisogno di tempo. Con Paul tutti si aspettano sempre di più. Quando fa qualcosa di normale, spesso non basta. Le aspettative sono troppo grandi nei suoi confronti“.
RIMPIANTO – Eppure, nonostante l’avvio deludente in Premier League, in Italia c’è ancora chi sente fortemente la mancanza di Pogba. Alla Juventus specialmente, che il francese non è riuscito a rimpiazzarlo neanche con un sostituto all’altezza per metà delle sue capacità. Witsel difatti alla fine non è arrivato (si tenterà nuovamente a gennaio), e comunque il belga non ha mai acceso gli entusiasmi del popolo bianconero, in parte anche costernato per una perdita tecnica considerata clamorosa. Ma com’è che Pogba a Torino è riuscito a diventare un simbolo, indossando addirittura la maglia numero 10, ed a Manchester non pare neanche aver individuato la strada per lasciarsi alle spalle questa maledetta normalità? Il gioco imposto dal tecnico portoghese, poco propenso ad esaltare la disarmante tecnica del centrocampista francese, in effetti potrebbe essere la chiave di lettura più importante al di là dell’ambientamento al nuovo spogliatoio. Inoltre, la stessa posizione tattica all’interno del 4-2-3-1 spolverato da Mourinho condiziona (e non poco) l’estro di Pogba, fortemente ridimensionato nel ruolo di rubapalloni con la complicità di Fellaini ed Herrera, che di certo non sono esattamente Marchisio e Khedira. Insomma, quello che traspare da questo primo scorcio di avventura inglese, è un Pogba partito con l’intento di andare a recitare il ruolo di protagonista di un colossal milionario con un cast d’eccezione, ed invece finito con il recuperare palloni e confondersi (talvolta sparendo del tutto) in mezzo al resto delle maglie rosse. E per comprare un onesto gregario c’era bisogno di spendere 105 milioni?
Rocco Crea (Twitter @Rocco_Crea)
This post was last modified on 5 Ottobre 2016 - 11:37