La juventinità. Due parole che insieme fanno il mondo. Un turbinio di emozioni e in mezzo un mare di significati che si intrecciano, poi si scontrano ed infine tornano al proprio posto, là dove, insieme ai valori, danno vita ad un vero e proprio stile di vita dal quale non si torna più indietro una volta entrato nel tunnel. Claudio Marchisio, in due parole, è proprio la juventinità. È eleganza prima di tutto, poi talento puro e passione che si mescolano, in campo e fuori. Claudio Marchisio è una di quelle storie che ti fanno venire il sorriso, una di quelle che ti buttano giù dai sogni e ti fanno capire che quello che conta è solo ed unicamente la realtà. Perché poi, alla fine, l’importante è avere un obiettivo concreto e provare a raggiungerlo con tutte le forze possibili ed immaginabili. Claudio Marchisio è una vita in bianconero, dagli esordi fino ad oggi, a domani, fino al futuro più lontano possibile. E la sua storia è poesia.
BIANCONERO DA SEMPRE – Claudio nasce a Torino il 19 gennaio 1986 con la voglia di calciare e il pallone nel destino. Gli bastano solo sette anni per entrare nel mondo bianconero: nel 1993, è già nel vivaio della Juventus, ambiente dal quale non uscirà più. Claudio compie tutta la trafila delle giovanili, indossando più volte la fascia da capitano e confrontandosi ogni giorno con tecnici come Domenico Maggiora e Maurizio Schincaglia, grazie ai quali cambierà visibilmente il suo raggio d’azione, trasformandosi da attaccante a centrocampista. Passano gli anni e con essi le stagioni, ma Claudio di Primavera ne aspetta solo una: quella con la quale giocherà due finali del Torneo di Viareggio vincendo l’edizione del 2005, ai danni del Genoa, e un campionato di categoria nella stagione in cui viene aggregato alla prima squadra di Capello, senza, però, mai scendere in campo.
L’ESORDIO TRA I PROFESSIONISTI – Il 2006 è l’anno della svolta nella carriera di Claudio Marchisio. Un anno insolito per la Juve, costretta a giocare in Serie B dopo le sentenze di Calciopoli. Proprio in quell’anno, l’opera di ricostruzione della società porta all’inserimento nella rosa di Deschamps di alcuni elementi della Primavera, tra i quali spiccano Paolo De Ceglie, Sebastian Giovinco e, appunto, Claudio che debutterà tra i professionisti a vent’anni nella gara tra Martina e Juventus. E il centrocampista bianconero ci mette poco a convincere il Mister che lo schiererà più volte dal primo minuto in campionato. Alla fine della stagione, Marchisio avrà collezionato 25 presenze totali, contribuendo alla vittoria della Serie B e al ritorno della squadra nella massima serie.
LA BELLA PARENTESI DI EMPOLI – L’altro esordio, quello in Serie A, arriva con una maglia diversa, ma altrettanto importante per la formazione di Claudio: quella dell’Empoli, squadra in cui il centrocampista bianconero trascorrerà una stagione in prestito. Questo sarà un periodo fondamentale per completare la crescita di un giovane giocatore dalle premesse entusiasmanti. Marchisio debutterà il 26 agosto 2007 in Serie A e il 20 settembre dello stesso anno in Coppa Uefa. Il suo sarà un contributo importante che non eviterà, però, la retrocessione del club toscano in B.
IL RITORNO A CASA – Ma nel destino del Principino (soprannome successivo a quello di Piccolo Lord coniato da Federico Balzaretti a causa della sua eleganza dentro e fuori dal campo), c’erano solo due colori, quei colori che sono gli opposti, che mica si attraggono, quei colori che messi uno accanto all’altro, striscia dopo striscia, danno vita allle emozioni. Claudio aveva il bianconero nel destino e, nel luglio del 2008, torna a casa. Le prime stagioni non sono ricche di trofei, ma di soddisfazioni personali. Marchisio viene inserito dal sito web dell’UEFA tra i dieci giovani che si sono messi in luce alla loro prima esperienza nella massima competizione continentale, mentre il Times, lo inserisce al decimo posto, come miglior italiano, nella lista dei 50 astri nascenti del calcio internazionale. Quella sarà la stagione del primo gol in A con la maglia bianconera, su assist di Del Piero, ai danni della Fiorentina. L’anno dopo, invece, vedrà il Principino indossare per la prima volta la fascia da capitano l’11 marzo 2010 nella gara contro il Fulham. Era il periodo della sua affermazione, Marchisio era sbocciato, la Juventus, in quelle stagioni, un po’ meno.
LA MANITA DI SCUDETTI – Le soddisfazioni erano arrivate, adesso Claudio aveva sete di trofei. E la stagione 2011/2012 era il punto d’inizio di una marcia inarrestabile del Principino e della squadra. Sulla panchina della Juventus era arrivato Antonio Conte e Marchisio ben presto diventò uno degli elementi indispensabili del centrocampo, insieme ad Andrea Pirlo ed Arturo Vidal. La stagione era partita nel migliore dei modi: Claudio andò subito in gol nella gara della prima giornata contro il Parma, ma fu la sua doppietta al Milan a restare nel cuore dei tifosi. 39 presenze e ben 10 gol stagionali culminati con il migliore dei premi: il primo Scudetto. Ed era solo l’inizio, il Principino aveva iniziato a vincere e non si è ancora fermato. Nella stagione successiva, arrivano altri due trofei: la Supercoppa e lo Scudetto, vissuti, ancora una volta, da protagonista. L’annata 2013/2014 è segnata da un brutto infortunio al legamento che lo costringe a saltare l’inizio della stagione, ma niente e nessuno ormai lo possono più fermare: il numero 8 bianconero torna e si riprende il suo posto in mezzo al campo, cucendosi, ancora una volta il tricolore sul petto. 2014/2015 significa ancora rivoluzione per la Juventus: in panchina arriva Massimiliano Allegri che porta la squadra a sfiorare l’impresa delle imprese. I bianconeri arrivano in finale di Champions e cadono davanti al Barcellona, consolandosi con lo Scudetto e la Coppa Italia. Per Claudio, c’è un traguardo importante da tagliare: le 300 gare con la maglia bianconera. Altro anno, altro giro, ma la musica non cambia: la Juventus e Claudio Marchisio fanno il double con una rimonta pazzesca e Allegri gli affida le chiavi del centrocampo. Tuttavia, la stagione si conclude male per il Principino che il 17 aprile 2016, nel corso della sfida contro il Palermo, in un contrasto di gioco con il rosanero Franco Vázquez riporta la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Infortunio che tutt’oggi lo costringe a stare fuori dal campo. Ma di tempo ne è passato e Claudio è sulla via del rientro. Il peggio sembra passato, ancora una volta, e il Principino sta per tornare in campo con la stessa passione del primo giorno. Quella passione fatta di fame di vittoria, di sete di traguardi. Perchè solo chi ha trascorso una vita in bianconero può incarnare al meglio la juventinità.
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