Tutte le premesse e/o le perplessità della vigilia si sono dimostrate infondate: la pressione indotta dall’obbligo di vincere per non pregiudicare ulteriormente l’ambizione di terminare il girone, per una volta, al primo posto, le preoccupazioni, peraltro legittime, suscitate dalla precaria condizione di forma ostentata nell’ultima partita di campionato e l’apprensione per un’avversaria, nel caso di specie la Dinamo di Zagabria, solitamente molto aggressiva tra le proprie mura, non hanno inficiato né alterato la differenza di valori esistente fra i campioni d’Italia e di Croazia.
È infatti apparso chiaro sin dai primi tiepidi palpiti di gara, che sul prato dello stadio Maksimir sarebbe andato in scena un monologo talmente incessante da istigare una narcolessia alla quale, chiunque non avesse avuto a cuore i colori della Vecchia Signora, difficilmente sarebbe scampato.
La formazione di Željko Sopić (allenatore molto pro tempore dei pedatori di Pannonia), spolpata dall’ultima sessione del mercato estivo e infarcita di volenterosi ragazzotti, si è svelata più impalpabile di un sogno, delicata come le ali di una farfalla, tenera come il tonno della pubblicità; non avrebbe potuto esserci partita e, in effetti, non c’è stata, perché la “cosa” a cui abbiamo assistito è apparentabile a quegli allenamenti con la palla a cui si prestano abborracciate rappresentative pedemontane durante i ritiri prestagionali di alcune squadre professionistiche.
Il recital di Madama si è sviluppato in perfetta aderenza al suddetto contesto, cioè a ritmo di valzer lento, con pochissimi rischi per la propria incolumità, se non quelli derivanti da un compagno di ballo maldestro e poco avvezzo alla sincronia dei passi (per informazioni, citofonare Pjanić…), con molta attenzione alla correttezza della postura e alla didascalica esecuzione dell’esercizio assegnato, che ha previsto anche occasionali varianti al solito, asfittico canovaccio.
Chi, (noi compresi), desiderava estrapolare dall’impegno con gli ex compagni di Pjaca indicazioni discretamente attendibili sull’effettiva consistenza della nuova Juventus, non può certamente ritenersi soddisfatto e dovrà demandare ad altri confronti, più impegnativi e probanti, l’appagamento delle proprie curiosità.
Tuttavia, per quanto sia stato tutto esageratamente facile e in considerazione del fatto che anche non complicarsi la vita è un merito, l’happening sul suolo croato qualche sensazione, oltre a quella iper scontata che a certe cadenze e senza contrapposizione, perfino Hernanes ed Evra paiono ancora giocatori veri, l’ha regalata. Quella più saliente riguarda la precarietà dell’intesa attualmente in essere fra Dybala e Higuain.
Il “Sivorino”, sino al momento in cui ha potuto liberare il suo zurdo fatato e interrompere così il digiuno che ne minava la serenità, è parso abbastanza stranito, imballato ed eccessivamente dedito alla ricerca di sofisticate triangolazioni con Dani Alves, anziché alla cura del feeling con il sodale di reparto che, a sua volta, e nonostante un certo isolamento, l’ha bellamente ignorato.
Paulino deve giocare più vicino al compagno e, soprattutto, alla porta, giacché sarebbe delittuoso non attingere alle sue copiose capacità d’inquadrarla con letale precisione. Acclarata la momentaneamente scarsa lucidità di Khedira, corre l’obbligo di segnalare il pressapochismo esibito nell’esecuzione dei calci piazzati e di richiamare maggior applicazione alla fase difensiva, che nelle uniche due circostanze in cui è stata sollecitata ha denunciato sinistri scricchiolii.
L’escursione in orario prandiale nel Valdarno inferiore, da espletare con l’ineludibile obiettivo di mantenere la testa della classifica, esigerà senz’altro una laboriosità più spiccata di quella profusa al cospetto della mediocre compagine croata; paragonata a quest’ultima, l’Empoli avrebbe pieno titolo per disputare la coppa intergalattica…
All’uopo, è auspicabile e financo consigliato che stelle e stelline del firmamento bianconero non si limitino a far parte del panorama come accaduto a Palermo. Come suol dire il CianciAllegro, vincere prima della sosta dispensa serenità a tutto tondo e poiché trattasi di materia in cui è fuor di dubbio libero docente, per una volta gli si deve credere.
Augh!
This post was last modified on 28 Settembre 2016 - 19:15