La Juventus che sabato pomeriggio ha affrontato il Palermo è tornata a casa con tre punti in più in classifica, la sofferenza è stata però troppa paragonata invece alla pochezza del gioco espresso; uno, due se non tre passi indietro rispetto al match dello scorso turno infrasettimanale contro il Cagliari dove lo straripante uragano bianconero si era abbattuto con incurante violenza sulla debole resistenza abbozzata dai sardi.
Allegri fa di Mandzukic il suo quadrifoglio, con difficoltà lo lascia in panchina anche a discapito dello stesso Higuain; con questo sistema di gioco, però, entrambi potranno aiutarsi ad esprimere le loro qualità e con l’inserimento del geniale e fantasioso Dybala, magari passando ad un 4-3-1-2, il reparto offensivo bianconero potrebbe davvero diventare un carroarmato inarrestabile. In assenza della “Joya”, però, l’ausilio principale per i due bomber dovrà arrivare soprattutto dalle fasce, in particolar modo dai piedi telecomandati di Daniel Alves ed Alex Sandro; aiuti e traversoni che in terra sicula non sono pervenuti tant’è vero che il numero 9 e il numero 17 hanno a lungo vagato nel deserto, dovendo arrivare fino alla metà campo per giocare palloni utili. Tirando le somme, quindi, il test del mister bianconero non è gettare ed anzi, con le giuste attenzioni e con ulteriore pratica, sarà una metodologia di gioco che potrà spesso essere esplicata sia nell’ambito dei nostri confini che su suolo internazionale. D’altro canto nel passato, recente e non, grandi squadre europee hanno trovato le loro fortune con questa formula: da Andy Cole e Dwight Yorke, i cosiddetti “Calypso Boys” di Alex Ferguson, ai “Galattici” Fernando Morientes e Raul, coppia storica del Real Madrid, passando per i bianconeri Gianluca Vialli e Fabrizio “Penna Bianca” Ravanelli.
Emanuele Catone