Tre punti. Queste le due dolci parole che la Juve si ripete sull’aereo che da Palermo riporterà i bianconeri a Vinovo. Della gara contro i rosanero, infatti, è il risultato l’unica nota positiva, perché la prestazione va decisamente rivista. Qualcuno parlerà di moduli e assenti, di Dybala e del funzionamento della coppia Mandzukic – Higuain. Discorsi leciti e da approfondire, ma ciò che più è mancato alla Juve è stata la lucidità al momento di gestire il pallone. E la cattiveria di chi vuole vincere ad ogni costo.
Ancora una volta si è avuta la stessa impressione che si era avuta contro l’Inter. Cioè che, nonostante gli avvisi di Allegri, la Juve sia scesa in campo con un po’ troppa superbia e con la convinzione che tanto, prima o poi, il gol sarebbe arrivato. Così, al momento del passaggio decisivo il tocco è superficiale, quando si deve concludere non c’è traccia di cattiveria e la ricerca della giocata ad effetto, in certi frangenti, è davvero eccessiva. L’arma che può ferire la Juve è proprio questa, più degli avversari. E a brandirla è la Vecchia Signora in persona.
Sotto questo aspetto, il finale, paradossalmente fa ben sperare. La lucidità non è mai comparsa al Barbera, ma l’umiltà sì. Quando il gioco si è fatto duro e c’è stato il rischio concreto della beffa, i bianconeri si sono calati nei panni della provinciale e hanno badato al sodo. Critiche o no, contavano i tre punti. Anche se, appunto, con un pizzico di cattiveria e lucidità in più nei momenti chiave, la sofferenza finale non ci sarebbe stata.
E allora si faccia tesoro degli errori. Ragionare su ciò che va sistemato con la vittoria in tasca è sicuramente più semplice. In fondo, siamo solo all’inizio.
Edoardo Siddi
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