San Siro, domenica scorsa. Inter-Juve è finita da un’oretta: l’aria è pesante. Passano tutti in mix zone: volti cupi, tanta delusione. Poi qualcuno rompe quel velo di grigiore: è Dani Alves, ovvio. Passa: un giornalista cileno gli chiede di fermarsi. E lui ha la forza di scherzare, nonostante tutto: “Una domanda? Dai, ti do il mio numero. Ci sentiamo dopo”. Con un sorriso amaro, che però è tutto un programma.
È questo qui, Dani: talento, carisma e gioia brasiliana. Ecco: ridere, scherzare, ma lavorare. E pure duro: o pensate che si vinca tutto così, per magia? Alves è l’essenza del calcio sudamericano coniugata secondo i dettami europei. I piedi non mentono, la disciplina tattica e tutto il resto neanche. È la sintesi di tecnica e ordine.
La rete di ieri sera, arrivata a conclusione di uno schema da calcio d’angolo, è il premio per l’uomo-ovunque di questa Juventus. Dani monopolizza la zona destra del campo da gioco, rinforzando anche il feeling con Paulo Dybala. Ricorda la dupla di Barcellona: quella con Lionel Messi. Manca qualche automatismo, qualcuno dei caratteristici dai-e-vai, potenzialmente micidiali, ma la strada è incoraggiante.
Alves, però, fa spesso anche da regista: si accentra, dialoga con Lemina e arriva anche al tiro. Per ben tre volte, inclusa quella del gol, da fuori area. I suoi cinque lanci lunghi riusciti e i tre cross dimostrano, inoltre, quanto sia importante in fase propositiva. Dani colleziona tantissimi eventi offensivi, tra passaggi, dribbling e cross: è una spina nel fianco dei sardi – come potete vedere nella grafica sotto: le linee blu sono i passaggi riusciti, per rendere l’idea.
Ma il brasiliano non trascura la fase difensiva: quattro tackle riusciti, tre dei quali in zona offensiva – sono le “x” verdi della grafica sopra. E, nonostante la forza fisica non sia un suo punto di forza, vince due duelli aerei – anche questi al di là della linea di centrocampo. Insomma: Dani è un vero e proprio jolly. Tanto che è il bianconero con più tocchi – ben 129, pure più di Pjanić e Lemina, le due mezz’ali “di costruzione”.
È arrivato con la nomea di giocatore prettamente offensivo, ma Alves sta dimostrando di essere qualcosa d’indefinito. E forse indefinibile: un terzino, un esterno, un centrocampista. È un vero e proprio calciatore totale, un uomo-ovunque. Con quel tocco brasileiro, in salsa catalana: ordem e progress…ioni. Semplicemente: un fenomeno.
This post was last modified on 22 Settembre 2016 - 16:33