Viareggio e quell’aria frizzantina, Marcello Lippi nasce lì, il 12 aprile 1948. L’infanzia, la spensieratezza e quella passione che ti accompagna, che ti fa sentire bene. Quella di Marcello era il calcio, fin da bambino. Il Lippi calciatore, infatti, è cresciuto nelle giovanili del Viareggio, prima di arrivare alla Sampdoria. Il club blucerchiato lo manda subito in prestito al Savona, club con il quale, a ventuno anni, debutta tra professionisti in Serie C. Tornato a Genova dopo una stagione, Marcello esordisce in Serie A nel 1970 grazie a Fulvio Bernardini, tecnico che, diventerà uno dei riferimenti di Lippi nella carriera da allenatore. E la Samp sarà la sua squadra per le successive nove stagioni, fino a quando decide di tornare in Toscana, alla Pistoiese prima e alla Lucchese dopo, dove nel 1982 conclude la carriera agonistica.
L’ESORDIO IN PANCHINA – Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, Lippi decide di intraprendere la carriera da allenatore e partire proprio da dove era iniziato tutto: le giovanili della Sampdoria. La sua prima squadra professionistica, invece, è il Pontedera, in Serie C2, L’anno successivo siede sulla panchina del Siena, in Serie C1, ma l’esperienza non sarà positiva in quanto viene esonerato dopo pochi mesi a seguito di risultati negativi. Gli anni successivi lo vedono sulla panchina della Pistoiese e della Carrarese, ma la svolta della sua carriera arriva con la chiamata del Cesena, club con il quale Marcello debutterà in Serie A.
LE VETRINE IMPORTANTI – Nella stagione 1992/1993 il tecnico di Viareggio diventa l’allenatore dell’Atalanta, in Serie A. E i risultati positivi non tardano ad arrivare: dopo aver chiuso il girone d’andata al terzo posto, il club finisce il campionato in settima posizione, miglior piazzamento dei nerazzurri dal dopoguerra. L’anno successivo, Lippi ha un compito delicatissimo: guidare la panchina del Napoli. E il bilancio è positivo visti i numerosi problemi economici del club. Gli azzurri terminano la stagione al sesto posto, qualificandosi per la Coppa Uefa. Due vetrine importanti, che attirano l’attenzione di un top club.
LA PRIMA VOLTA IN BIANCONERO – Marcello Lippi, infatti, aveva gli occhi addosso della Juventus. I bianconeri lo seguivano da tempo e nel 1994 decidono di affidargli la panchina. Quello era un anno importante per la società: oltre al cambio di allenatore (Lippi sostituì Trapattoni), erano entrati a far parte della dirigenza anche Bettega, Moggi e Giraudo sotto la supervisione di Umberto Agnelli. La stagione si presentava nel migliore dei modi: tirava un’aria nuova in quel di Torino e l’obiettivo era quello di riportare la Vecchia Signora ad alti livelli. Detto, fatto: i bianconeri conquistano il tricolore con una squadra che vantava nomi dal calibro di Deschamps, Sousa, Baggio, Ravanelli, Vialli e un giovanissimo Alex Del Piero. E sarà solo l’inizio, Lippi guiderà i bianconeri a quattro anni di successi che culmineranno nel punto più alto: la Champions League del 1996. Solo il punto più alto di un quadriennio di conquiste in Italia e in Europa. Nel 1999 Lippi, dopo un campionato negativo, rassegna le dimissioni, ma la sua bacheca è da veri campioni: tre Scudetti, una Coppa Italia, due Supercoppe italiane, una Champions League, una Supercoppa UEFA, una Coppa Intercontinentale.
L’INTER E IL RITORNO A CASA – Nella stagione 1999/2000, Lippi diventa l’allenatore dell’Inter. Nonostante in squadra ci siano elementi come Baggio, Ronaldo e Vieri, il tecnico non riesce a ripetere i successi ottenuti in bianconero. I nerazzurri conquistano solo le finali di Coppa Italia e Supercoppa italiana, ma vengono sconfitti in entrambe le occasioni dalla Lazio. Nell’estate del 2001 Lippi torna sulla panchina della Juventus, reduce da un biennio privo di successi. Ma la seconda avventura in bianconero parte in salita: il mercato aveva rivoluzionato la squadra e aveva visto la cessione di elementi fondamentali quali Zidane. Lippi non si abbatte, riesce a riaccendere la fiammella e trovare il giusto amalgama tra campioni come Buffon Thuram e Nedved. E, questa, molto probabilmente, sarà la svolta della stagione che termina nel migliore dei modi: il 5 maggio 2002 la Juventus supera l’Inter e conquista il tricolore in una giornata che rimmarà nell’albo dei tifosi bianconeri. La stagione successiva non cambia copione: i bianconeri diventano campioni d’Italia, ma quello sarà l’anno della grande delusione nella finale di Champions persa ai rigori con il Milan. Nel 2004, Lippi dà l’addio definitivo alla Juventus, chiudendo uno dei cicli più vittoriosi della storia del club.
SUL TETTO DEL MONDO – Ma la carriera di Marcello stava evolvendo verso la più grande delle soddisfazioni. Nell’estate del 2004, Lippi diventa il ct dell’Italia e inizia a costruire le basi di una squadra che toccherà il punto più alto: il 9 luglio 2006, gli azzurri salgono sul tetto del mondo, battendo ai rigori la Francia nella finale e diventando Campioni del Mondo sotto la guida del tecnico toscano. La prima avventura sulla panchina della Nazionale finirà la stessa estate, mentre il ritorno avviene nel 2008, ma finisce poco dopo. Il 17 maggio 2012 diventa allenatore del Guangzhou, squadra della Chinese Super League, tornando su una panchina di club a otto anni di distanza. E la musica non cambia: Lippi vince tre campionati con la squadra e la Champions League Asiatica, diventando il primo allenatore al mondo ad aver vinto le massime competizioni confederali. Un bilancio da record, ancora una volta, per uno degli allenatori più vincenti, uno di quelli che la storia del calcio l’ha fatta per far sì che gli altri la leggano.
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