Un viaggio tra presente e passato: l’intervista della Gazzetta dello Sport a Paolo Rossi per festeggiare i suoi 60 anni (il giorno del suo compleanno è il 23 settembre, ad essere precisi) ha portato Pablito a ripercorrere i momenti più significativi della sua carriera e a commentare il calcio di oggi.
MONDIALE SPAGNOLO – “Nelle prime partite capivo di non star bene. I compagni mi prendevano in giro, ma sentivo affetto nelle battute di Causio, Cabrini, Tardelli. Non finirò mai di ringraziare Bearzot, l’unico che ha sempre creduto in me. Io gli devo tutto. Se non ci fosse stato lui, adesso non sarei qui e nessuno mi cercherebbe, altro che film”.
SCOMMESSE – “Non l’ho mai digerita, è una ferita sempre aperta. Mi hanno squalificato per due anni, anche se io non avevo parlato con nessuno, non avevo fatto niente. Eppure di Perugia conservo bei ricordi, a cominciare dall’amicizia con Egidio Calloni, grande centravanti ingiustamente sottovalutato, un ragazzo d’oro che era già sposato e mi invitava spesso a cena a casa sua”.
HEYSEL – “Faccio ancora fatica a parlarne. Non dimenticherò mai quelle lenzuola che coprivano i corpi fuori dallo stadio”.
TIFO – “Sono legato al Vicenza e vorrei rivederlo in Serie A, ma ho ancora un debole per la Juve, perché è stata la prima squadra che mi ha preso e poi ripreso. Ricordo con nostalgia le telefonate di Agnelli alle sette del mattino”.
CHAMPIONS – “Ha tutto per farcela, ma storicamente la Champions è stregata per la Juve. Deve imparare a gestire la pressione, come ha fatto il Real Madrid che inseguiva la Decima e non la vinceva mai, ma poi quel giorno è arrivato”.
SCONFITTA CON L’INTER – “E’ la dimostrazione che nel calcio non c’è nulla di scontato. Anche se la Juventus è ancora in rodaggio, mi chiedo come si possa tenere fuori Higuain. E’ fortissimo, nessuno lo discute, non vorrei però che avesse rotto qualche equilibrio, anche se gioca con un fenomeno come Dybala che mi sembra la versione moderna di Sivori”
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