Stessa squadra, stessa storia. Come un anno fa, il Siviglia va di traverso a una Juventus a tratti arrembante, ma che per gran parte della gara non gira a dovere. Un cammino che in Champions poteva, doveva partire meglio, ma i sogni di un esordio vittorioso si infrangono contro il muro andaluso eretto da Sampaoli, che alla vigilia aveva collocato i bianconeri allo stesso livello di Bayern, Barça e Real.
Sin dai primi minuti di gioco si intravedono avvisaglie poco rassicuranti: il pressing asfissiante degli spagnoli inibisce la manovra bianconera sul nascere. Khedira e Higuain provano a sbloccare il risultato, ma la precisione non è dalla loro parte. Nel secondo tempo la Juve si rende ancora pericolosa, ma contro la barriera umana biancorossa non era proprio un gioco da ragazzi. L’ex ct della nazionale cilena chiude con la doppia mandata la porta difesa da Rico con un fortino inespugnabile, ma anche aiutato da una traversa e da una decisione arbitrale tutt’altro che corretta.
Il Siviglia non è una squadra di sprovveduti è l’ha dimostrato, ma questa Juve è nettamente superiore ai vincitori delle ultime tre Europa League. E’ mancato quel cinismo che, a dire la verità, manca troppo spesso in Champions alla Vecchia Signora. Un terreno, quello europeo, che presenta molte più insidie di quello italiano, dove la testa è forse più importante delle gambe, dove le idee sono più decisive di una giocata, e dove per diventare grandi non bastano le figurine.
Il legno colpito da Higuain, intanto, è il primo sliding doors della stagione, perchè nel frattempo, a 1500km di distanza, Alvaro Morata ha regalato i tre punti al suo Real con un gol al 95′. Nessuna nostalgia, sia chiaro, solo uno scherzo del destino che, per una sera, non ha sorriso agli uomini di Allegri. Il tempo per recuperare c’è, la voglia di imparare anche, ma soprattutto la forza di rialzarsi non manca mai. Dinamo Zagabria e Lione sono avvisate.
Alfredo Spedicato (@AlfredSped)
This post was last modified on 15 Settembre 2016 - 00:04