In 3 partite di campionato la Juventus ha dimostrato tutto il suo strapotere in Italia. Con un calendario non semplicissimo si ritrova a punteggio pieno e in vetta alla classifica. In particolare le prove in casa contro Fiorentina e Sassuolo hanno evidenziato la superiorità rispetto le altre contendenti.
ATTENDISMO – I bianconeri vanno però spesso a sprazzi. Ci sono momenti nella partita in cui si vede una manovra più veloce e altri in cui sembra accontentarsi di uno sterile possesso palla. In Italia è stato sufficiente e probabilmente lo sarà anche per la conquista del sesto scudetto consecutivo. In Europa tutto questo non basta. Lo ha dimostrato ieri sera il Siviglia. Ma anche un anno fa il Borussia Monchengladbach. In particolare in casa bisogna imprimere più ritmo. Bisogna osare di più.
DOV’È LA JUVE DI MONACO – Contro squadre che vengono a Torino unicamente per conquistare un punto, non ci si può limitare al compitino. Gli andalusi e i tedeschi non sono squadrette di medio-bassa classifica. Hanno delle qualità, ma comprendono la superiorità della truppa di Allegri. Perché allora non imporre il proprio gioco senza lasciar fiato alle difese nemiche? Perché pensare prima alla fase difensiva che a quella offensiva? La lezione più importante dell’anno scorso è stata che in Champions League non bisogna aver paura di nessuno. Nemmeno di team come Bayern Monaco, Real Madrid e Barcellona. Con pressing alto, cattiveria e voglia di vincere si è sfiorata l’impresa all’Allianz Arena. Perché non continuare su quella strada?
COSA NON HO FUNZIONATO – Certamente la condizione fisica non è ottimale e i meccanismi non sono ben oliati tra i vecchi e i nuovi arrivati, ma la lezione di Monaco sembra sia stata dimenticata troppo in fretta. L’atteggiamento generale della squadra non è piaciuto. Solo poche iniziative personali e molta, troppa, confusione. Spiace dirlo per Asamoah e Lemina, ma insieme a centrocampo difficilmente possono coesistere. Serve maggior qualità. Serve qualcuno che possa dettare i tempi. E servono degli esterni più incisivi. I cross dovrebbero essere un’arma fondamentale in un 3-5-2, ma per 60 minuti non se ne sono visti molti. Alves è migliorato nel finale e Sandro ha dato maggior spinta rispetto ad Evra.
SISTEMA DI GIOCO – Viene da chiedersi anche sulla bontà del modulo in partite simili. Quando risultano bloccate potrebbe servire togliere un difensore centrale, spesso inoperante, per aggiungere un giocatore più avanzato. In Italia ci si può accontentare di aspettare l’errore avversario o la giocata del singolo. In Europa no. Bisogna avere fame. Bisogna voler vincere le partite. Solo così, come dimostrato l’anno passato, si può arrivare in fondo alla competizione.
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