Il calcio è anche e soprattutto una questione di cuore. E, purtroppo, quando ci sono di mezzo sentimenti forti, la delusione è ancor più cocente. Sembrava non dovesse mai finire la storia d’amore tra la Juventus e Stephan Lichtsteiner, invece, nel giro di un’estate tutto è cambiato. Sono cambiati i sentimenti reciproci, è cambiata la fiducia della società nei confronti del calciatore, è cambiata la posizione occupata dallo svizzero nella rosa bianconera: da pedina inamovibile, a riserva di lusso. Una situazione insostenibile, sia per Lichtsteiner, sia per la Juventus. Una situazione che si protrarrà almeno per i prossimi sei mesi. Una rottura che ha dell’incredibile. Improvvisa, irrazionale, amara. Lo pensiamo tutti: non doveva e non poteva finire così.
D’altronde, sarebbe stato impossibile pensare che uno come Lichtsteiner avesse accettato, di buon grado, un ruolo da comprimario, o anche meno. Lui, eroe e protagonista del quinqennio d’oro bianconero. Simbolo, a partire dal primo goal dell’era Conte, della rinascita juventina. Autentico guerriero in campo, uomo dalle grandi qualità umane fuori dal rettangolo verde. L’orgoglio ha nettamente prevalso sui sentimenti. Stephan si è sentito messo da parte. Si è sentito tradito. E l’amore per la maglia e per i tifosi, seppur forte, non può nascondere la profonda delusione per il trattamento ricevuto. Infatti, l’arrivo di Dani Alves prima, di Cuadrado poi, hanno limitato, di molto, le possibilità di vedere il terzino, numero 26, in campo. Estromesso, dunque, da quella fascia destra che era, ed è, il suo regno.
Il calciomercato gioca da sempre brutti scherzi. Meccanismo razionale, ma al contempo assurdo che fa a pugni con le autentiche emozioni del calcio, con la passione dei tifosi. Un rinnovo contrattuale che non arriva (e non arriverà). Una gratitudine celata, mai espressa, da una parte e dall’altra. La scelta di non voler lasciare l’Italia e proposte da Inghilterra e Germania che l’esterno si rifiuta di prendere in considerazione. Il 31 agosto l’arrivo in bianconero di Juan Cuadrado, Stephan è di troppo, deve partire, lui si impunta: vuole l’Inter. I piani di Marotta si complicano, proprio mentre ci si mettono pure i russi con Witsel a surriscaldare gli animi. Tra Lichtsteiner e la Juventus viene a crearsi una frattura tanto evidente, quanto angosciante. Difficile, se non impossibile, da rimarginare.
Questa è l’amara conclusione di una bellissima storia d’amore durata cinque anni. Una storia vissuta sempre al massimo: fatta di gioie, vittorie e traguardi incredibili. Ma anche da atroci delusioni. L’intensità dei sentimenti varia, da storia a storia. Non è tutto clonato e identico. E’ soggettivo. L’amore nasce e cresce. E Lichtsteiner e la Juventus sono diventati grandi insieme. E poi, ahimè, tutto finisce. Le strade si dividono. Ci si odia e ci si ama, si rifiuta il passato, si scappa più distante possibile da questo vortice impazzito di emozioni. Capire di chi sia la colpa diventa superfluo. E’ un attimo. Fino a poco tempo fa eravamo insieme, felici, indivisibili. Niente poteva fermarci, eravamo una cosa unica. E nel breve volgere di una stagione, di una sessione di calciomercato, tutto è cambiato. L’amore si trasforma in sopportazione, nell’ attesa di una via di fuga. Quello tra Lichtsteiner e la Juventus è stato un addio urlato, rabbioso, agitato. Un riavvicinamento è impossibile. C’è chi sostiene che nel calcio non ci sia spazio per i sentimenti. Io non voglio crederci. Grazie di tutto Stephan, senza rancore. Eppure, c’eravamo tanto amati.
Luca Piedepalumbo
This post was last modified on 6 Settembre 2016 - 17:23