Ci sono gesti, come alcuni sguardi, che sono quanto di più lontano dalla normalità possa esserci. Ci sono storie, poi, che il mondo sfiora e mette in archivio: per quanto importanti, restano intrappolati in un attimo. Intenso, sì. Ma fugace, breve, fuggente. Scomparso, quindi, nel momento in cui ha saputo emozionare. Nel momento stesso in cui si è concretizzato, come il più banale dei fiori sbocciati.
Sembrano immagini distanti dal calcio: invece quelli di Paulo Dybala e Gigi Buffon sono frammenti di vita che restano inevitabilmente nel cuore. Motivi diversi, ovvio: non per questo meno forti, meno possenti, meno avvolgenti. Non per questo poco meritevoli di passare alla storia. Ecco, senza poi girarci così tanto attorno: le mani al cielo di Buffon hanno un significato intrinseco in grado di chiudere i rubinetti dell’odio, di abbassare la cresta dell’intolleranza. Per tutta la vita ognuno di noi avrà a che fare con i soliti, beceri, insignificanti fischi di paura: basta saperli indirizzare, basta rispondere con l’amore.
E le lacrime della Joya? Intensità della vita: nella notte tanto agognata, un pizzico di umanità pronto a venire fuori, a cedere il passo al controllo da cyborg con cui l’attaccante argentino ha vissuto la sua nuova parte di esistenza e di calcio. Le emozioni l’hanno tradito nell’attimo più importante: ma sarà un conto che il destino chiuderà presto con Paulo, probabilmente nel frangente in cui si arrenderà al farsene una ragione.
Due mani unite possono fare la differenza. Una preghiera, una carezza, un applauso. Due mani unite hanno riportato sulla terra ferma chi per forza di cose aveva scelto d’inguaiarsi l’anima; due mani unite, che hanno continuato ad unirsi, e poi a staccarsi, e poi ad unirsi ancora. Solo due. Hanno fatto la differenza, hanno contribuito a creare un piccolo spot che ha fatto il giro del mondo: e l’hanno reso un posto migliore.
La risposta della Francia è stata inimmaginabile: hanno illuminato la storia di Buffon come quella di pochi altri giocatori. Il sangue argentino, invece, ha finito per giustificare generosità mista al talento indiscutibile di Paulo: si sono soltanto ‘limitati’ a paragonare la prima di Dybala alla prima di Messi. Cosa combinano, le emozioni. Quanto – comunque vada a finire, qualunque sia il risultato finale – influiscono sull’andamento del mondo. Essere eroi o antieroi non conta: l’importante è essere limpidi, puri, senza macchia. E senza paura.
Ché essere umani, esserlo un po’ di più, non fa mai male. Un applauso e mille lacrime: cos’hanno in comune? Un frammento di vita, un pezzo di storia. E un attimo tremendamente importante da cui ripartire: lasciamo spazio all’emozioni. Viviamole. Sentiamole. Perché temerle è il peggiore degli errori.
Cristiano Corbo