Witsel, la sua pazza giornata torinese: l’inutile velocità

Giornata pazza, quella di ieri: come non se ne vedevano da tempo. Axel Witsel è stato bianconero, poi no, anzi: si fa. Alla fine: salta tutto, colpa di Lucescu. E dello Zenit, che non trova un sostituto all’altezza. Morale della favola: il belga ha passato un intero pomeriggio e una serata da… ostaggio.

Tutto fatto: si va a Torino

Prima mattinata, Bruxelles: Witsel è quasi sicuro di andare alla Juve. Dal suo entourage filtra ottimismo, dallo Zenit pure: serve venderlo, obblighi del Fair Play Finanziaro. Poi comunica tutto a Martínez, il ct del Belgio: si vola a Torino. Per chiudere, s’immagina.

Le trattative tra le società vanno avanti. L’accordo con il padre-agente Thierry c’è: Axel ha voluto sempre e solo la Juve. Pure quando non era la prima scelta. E ha detto no, secco e deciso, a Napoli, Everton e Chelsea: in ordine di tempo. Sì, allora, tutti d’accordo: il belga è pronto a prendersi la responsabilità di sostituire Pogba. Almeno nell’immaginario del tifoso medio, che aspettava il botto finale.

Verso le dieci, minuto più o minuto meno, Axel è a Torino. È nuovoloso: fa freschetto, temperatura da fine estate. Poco male: è abituato al rigido clima russo. Che ha pure congelato la sua dimensione: serve il salto di qualità. E serve diventare protagonista su un palco scenico importante: ecco, sì, la Juve è l’ideale.

Si sistemano i dettagli

Arrivo a Caselle, in gran segreto: nessun cronista, nessuna accoglienza festante. Poi di fretta alla sede, in corso Galileo Ferraris: ci sono gli uomini delle firme, tutti pronti a chiudere. Ma prima ci sono da fare le visite mediche: silenzio assoluto, trapela poco e niente.

Nessun problema, tutto bene: Witsel è pronto a firmare. Ecco: un attimo, bisogna aspettare. Manca l’ultimo via libera, il più importante: quello dello Zenit. Serve un sostituto, fanno sapere a Torino: arriverà presto, si pensa. È che proprio quella cessione no, non può saltare. Ricordate? Il Fair Play Finanziario, i limiti da rispettare.

La deformazione del tempo

Il tempo passa: secondo dopo secondo. Il pomeriggio cede il passo alla sera. Quei secondi diventano ore: interminabili. Axel è lì, seduto: le speranze affiorano dalla sua ricca chioma. Sono dettagli, gli dicono: nessuna paura, si fa. Lui si guarda intorno, cerca di non pensarci. Ma è tutto terribilmente fermo: e dire che a lui rimproverano la lentezza!

Poi il ritmo del passare del tempo si fa più frenetico. Sempre di più. Sembra mancare sempre meno. Sembra che tutto scorra più veloce. Ancora più veloce. Come se fosse una sorta d’incantesimo: l’attesa accelera le particelle.

Lucescu: “Witsel non si muove”

Intanto, a chilometri di distanza, lo Zenit continua a cercare un sostituto. Ci provano per Fàbregas: arriva un no. Poi, eccolo: un russo dal nome impronunciabile. È passato tanto tempo, forse troppo: hanno parlato in tanti. Ma l’ottimismo ha cambiato colore: ora è diventato d’un nero totalizzante.

Lucescu ferma tutto: non si muove, Axel. Vuole un sostituto di livello: a poche ore dalla chiusura. E come si fa? Axel lo chiama: gli spiega di voler andare, a tutti i costi. Fa altrettanto il club: ci sono ragioni economiche, dietro tutto questo. Ma lui s’impunta: non ne vuole sapere. Sono ormai le ventidue e trenta.

Fine della giostra

witsel

Tardi, tardissimo. Non per un ultimo tentativo: si prova con il sistema on-line della Fifa. Che Lucescu abbia detto il suo sì troppo in là? O lo Zenit s’è deciso a insistere? Fatto sta che il nervosismo bianconero sale. Fino alla fine… della pazienza. E fino alle ventitré in punto: gong, mercato chiuso. Chiude pure il teatrino: Witsel torna a recitare lontano, sognando il palcoscenico principale.

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