Il giro di boa è arrivato. Primi 180 minuti, prime gocce di sudore che sgorgano dalla faccia. Prime sensazioni da mettere in archivio. Prospettive di una stagione da vivere col fiato sospeso. E da prendere con le molle: perché sempre di calcio d’agosto si tratta. Serviva più che altro carburare e mettere i primi minuti nelle gambe. Oltre che trovare la giusta empatia con l’amico che non si vedeva da tre mesi: il campo. Che spesso può regalare insidie e brutte sorprese. Ben venga se fossero arrivati anche i primi sei punti. Obiettivo raggiunto dalla truppa Allegri.
Il tempo si è fermato, per un attimo. Così come i ritmi frenetici e l’incalzare degli eventi che hanno scandito le nostre ultime settimane: l’irresoluto Pogba, il mercato con tutte le sue sfumature, l’ansia da prestazione. Quale miglior momento per analizzare la nuova Juve? La nuova vecchia Juve: tra errori e assolute certezze del passato che stentano ad abbandonare il presente. Un film già visto. Andiamo ad approfondire nel dettaglio tre punti chiave.
EQUILIBRIO – La parola preferita dal mister, razionalizzatore per eccellenza. Con lui si bada alla sostanza più che alla forma. Accantona le sue idee tattiche in favore di una maggiore stabilità difensiva. Saggio e previdente: sa sempre leggere le situazioni di gioco a gara in corso. Centellina ancora una volta l’inserimento dei nuovi acquisti: Higuaín e Pjanić come Dybala un anno prima. Tutto si equivale: la follia compensa la ragionevolezza, in uno straordinario equilibrio armonico che non si spezza mai.
GIOCO – Brutto, bistrattato, ma tremendamente efficace. Una Juve che si diverte a indossare e poi a togliere una maschera: bestia docile all’apparenza, predatrice spietata ai fatti. Soffre, patisce e azzanna l’avversario quando meno te lo aspetti. Certo, qualche piccolo difetto non manca. Uno striscione di qualche anno fa, ad esempio, recitava “chi osa, vince”. Ecco, per spiccare il volo in Europa servirà proprio questo: avere coraggio e contare meno sulle individualità dei singoli.
MERCATO – In genere si dovrebbe fare tesoro dei propri errori. In teoria, appunto. In casa Juve la storia si ripete, un anno dopo. Da Draxler a Matuidi, sempre con l’acqua alla gola. La ciliegina sulla torta, un boccone sempre amaro da digerire. Peccato davvero, con un’alternativa di qualità in più in mezzo al campo questo mercato sarebbe stato da 10. E’ stato come svegliarsi da un sogno sul più bello. Delusi e intorpiditi. A un passo dalla meta, a un passo dall’eccellenza.