Il filosofo francese Jean-Paul Sartre diceva che l’uomo è condannato a essere libero. O, meglio ancora, è condannato a una libertà: la scelta. Ecco: sono le scelte a plasmare l’esistenza umana, più di ogni altra essenza mistica. Domenico Berardi, forse, non ne ha mai sentito parlare, eppure la sua carriera potrebbe essere raccontata proprio così.
Berardi è nato con un talento fuori dal comune, l’essenza del campione. Se vogliamo, anzi, del predestinato: uno di quelli che nascono raramente. La sua storia è già narrativa, di suo: un ragazzino calabrese va a trovare il fratello emigrato, gioca a pallone e trova il suo futuro, negli occhi di uno sconosciuto. Potrebbe essere un racconto post-unitario, di fine Ottocento, inserito nel quadro opaco della nostra società.
Invece, no: quella di Berardi è la storia di un campione vero. Che ad appena ventidue anni ha fatto meglio di Messi, Totti e Del Piero. Proprio ieri, prima di uscire infortunato, ha battuto l’ennesimo record: quaranta gol in Serie A, alla sua età. Dal 1994, il suo anno di nascita, non ci era riuscito nessuno: neanche Totti e Del Piero, appunto. Ma tutto questo potrebbe non bastare.
Domenico è rimasto nella stanza chiusa di Sassuolo, ormai da qualche anno. Ha avuto anche la possibilità di uscire: diverse volte una porta si è aperta, ma lui non ne ha mai approfittato. Attenzione: non è che si stia parlando di un inferno, come quello di Huis Clos, capolavoro di Sartre. Ma Sassuolo potrebbe rappresentare la non-scelta per eccellenza, nel caso di Berardi.
Sassuolo gli dà la possibilità di specchiarsi nel proprio talento, senza migliorare i propri difetti. Difetti che esistono, seppur decisamente limitati rispetto alla norma. Servirebbe trovare la dimensione adatta, che lo metta a nudo: a rischio di farsi male, di rimanere nauseato. Berardi dovrebbe guardare negli occhi dei campioni affermati: si renderebbe conto che manca tanto così dal raggiungerli.
Berardi ha il dovere di farlo, di mettersi in gioco. Il rischio è che la sua libertà diventi una condanna eterna, dannatamente dolorosa. Rischia di rimanere chiuso in un limbo e di rendersene conto solo quando si specchierà, invece, negli occhi di qualcuno più affamato – e magari meno talentuoso. Scegliere di non scegliere, rimanendo a Sassuolo, può strappargli a forza le ali del talento.
Questo sarà un anno decisivo: in un senso o nell’altro. L’Europa può essere l’occasione giusta per prendere coscienza di sé e del potere che ha tre le mani – o, forse, dovremmo dire: tra i piedi. Le infinite strade che si aprono davanti a una decisione possono spaventare, ma serve il coraggio di percorrerle. Mimmo, è l’ora di prendere il tuo destino al volo: come se fosse una sfera che ti arriva su quel sinistro magico.
This post was last modified on 30 Agosto 2016 - 13:48