Il calcio estivo è strano. Le partite diventano parole, i colpi di tacco diventano colpi di mercato, le rovesciate diventano tradimenti. Sotto gli ombrelloni delle spiagge italiane (e non solo) si parla, si discute, si sogna. Dal 1 luglio al 31 agosto vale tutto: ci si può esaltare per aver preso un fenomeno, o presunto tale, o ci si può abbattere per una campagna acquisti ritenuta deludente. Il bagnasciuga diventa un campo da calcio, i teli da mare diventano spalti, i bar dei lidi diventano tribune, i bagnanti diventano spettatori. Ma le sorti di un campionato non si decidono tra le spiagge bianche del Salento o sotto gli ombrelloni della Costiera Amalfitana. Il verdetto spetta al campo.
Dopo quattro anni, questa volta la Juventus non parte più come favorita per la vittoria del campionato, ma come strafavorita, per cinque motivi, ognuno dei quali porta un nome e un cognome: Medhi Benatia, Dani Alves, Miralem Pjanić, Marko Pjaca e Gonzalo Higuaín. Cinque motivi che vanno ad aggiungersi ad altri venti, che hanno contribuito a costruire il bottino di vittorie bianconere dell’ultimo lustro. E poco importa se Cuadrado, Morata e Pogba sono emigrati verso altri lidi. Sulla carta sembra già tutto scritto: “Juventus campione d’Italia per la trentacinquesima volta“. Suona bene.
Ma si sa, le carte sono fatte per essere strappate, i pronostici per essere ribaltati. Nessuno nella storia del calcio italiano, inoltre, ha mai vinto sei scudetti di fila, e non è un caso. Anche nei gruppi vincenti subentrano dinamiche perverse quali l’esaurimento delle motivazioni, il cambiamento degli obiettivi (la Juve punterà molto sulla Champions League), la pressione delle rivali sempre più determinate. Chi si sente già lo scudetto cucito sul petto ha capito poco di come funziona il calcio: se la Juventus ha potuto alzare al cielo cinque scudetti nelle ultime cinque stagioni lo deve al lavoro, al sacrificio e al sudore profuso in campo e in allenamento, non solo perché disponeva dell’organico più forte.
La Vecchia Signora ha inchiostro, penna e calamaio, ma non ha scritto ancora nulla.
Alfredo Spedicato (@AlfredSped)
This post was last modified on 14 Agosto 2016 - 19:32