Ormai è fatto. L’affare del secolo come da più parti è stato definito, dopo tormentoni estivi degni di una telenovela sudamericana, si è in definitiva concretizzato. Pogba è andato al Manchester United per la cifra record di 105 milioni più 5 di bonus. Tra contributo di solidarietà, oneri accessori, tasse e con Mino Raiola di mezzo, alla Juventus entreranno 72,6 milioni di plusvalenza. Settantadue milioni e seicentomila euro di plusvalenza. Lo riscriviamo anche in lettere perché forse solo in numeri non rende a dovere. Una cifra mostruosa di cui tutti avrete letto e sentito parlare. Qualcuno prova già a dire che in realtà l’operazione non sia stata un affare e che la Juve ne esca indebolita sia nell’organico che nell’immagine di squadra che vuole vincere, come se i grandi club fossero immuni dalle cessioni clamorose.
Chi compra e chi vende: i grandi colpi in entrata per una squadra prevedono necessariamente altrettanto fragorosi colpi in uscita per chi cede. Ma attenzione a dire che la Juventus così facendo non sia al livello delle grandi squadre in Europa “perché le grandi squadre i giocatori non li cedono”. E’ un concetto che abbiamo sentito ripetere più volte da quando si è iniziato a parlare della cessione di Pogba, ma è vero fino a un certo punto; l’esempio ci viene proprio da quel Manchester United che in questo momento sta facendo la parte del leone nel mercato estivo (è arrivato anche Ibrahimović), ma non solo. A guardare nel recentissimo passato fu lo stesso United a farsi scappare il giovanissimo e già molto promettente centrocampista francese, con la pesantissima aggravante di averlo perso a parametro zero. La Juve pagò a posteriori un milione come cifra simbolica di indennizzo giusto per non compromettere i rapporti tra due delle potenze del calcio europeo. E gli stessi Red Devils qualche anno fa cedettero a cifre mostruose niente meno che Cristiano Ronaldo, oggi universalmente riconosciuto come uno dei giocatori più forti del mondo, l’unico a contendere a Messi il Pallone d’oro in questi anni. Correva l’anno 2009, il Manchester rivestiva i panni della Juve di oggi mentre l’offerta monstre di 93 milioni, all’epoca la più alta di sempre, arrivava dalla Casa Blanca del Real Madrid. Per qualche oscuro motivo quello venne considerato un grande colpo per entrambe le società, mentre la Juventus oggi si trova più criticata che osannata per questo che per quanto ci riguarda è una specie di colpo di magia se pensiamo che la squadra acquirente è la stessa da cui lo prelevammo “gratis” pochi anni fa.
Difesa a oltranza: detto che per migliorare la squadra qualche sacrificio è sempre necessario, in estate si parlava di una possibile, a un certo punto addirittura probabile, cessione di Bonucci all’altro Manchester, il City, dove è appena sbarcato uno dei suoi più grandi estimatori: Pep Guardiola. La cifra era altrettanto mostruosa, o forse ancor di più se pensiamo che si parla di un difensore e per giunta di 29 anni: 60 milioni quelli proposti dai Citizens per arrivare a Leo, e anche qui la plusvalenza sarebbe stata incredibile. Acquistato per 15 milioni dal Bari, avrebbe generato 35-40 milioni di utile. Più di Vidal lo scorso anno per intenderci. Eppure fin da subito le idee in casa bianconera sono sembrate abbastanza chiare: si poteva cedere Paul, veto assoluto sulla partenza di Leo. Il discorso alla base è relativamente semplice: Pogba nel suo essere sopra la media, unico e forse inimitabile per certi versi, in un modo o nell’altro si può sostituire anche con un giocatore con caratteristiche diverse. Bonucci, che fa la fase difensiva almeno altrettanto bene che l’impostazione di gioco facendo di fatto anche il regista (molto) basso, no. E dunque il paradosso vuole che dei due il più sacrificabile fosse proprio il primo.
Quando di mezzo c’è Mino Raiola, che ha la percentuale (alta) su ogni trasferimento, un cambio di maglia ogni 2-3 stagioni dei suoi assistiti è da mettere in conto, così come va messa in conto insieme alla Plusvalenza anche la “Mino” valenza. Pogba è rimasto in bianconero 4 anni, chissà quanto durerà allo United. Noi intanto ci godiamo Bonucci e chi verrà a prendere il suo posto, perché una Juve così forte facciamo fatica a ricordarla; e con gli arrivi di Alves, Pjanić, Pjaca, Benatia e Higuain sfidiamo chiunque a dire che la Juve non sia all’altezza delle altre grandi d’Europa.
Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)