La tecnica e la grinta: no, Pogba non sarà facilmente dimenticato

Non è possibile mentire, non adesso: Paul Pogba mancherà un po’ a tutti. Mancherà ai tifosi della Juventus, sicuramente, ma in generale a tutti gli amanti del calcio, perché, diciamocela tutta, Paul è uno di quelli che ti fa apprezzare il football, ti fa godere di ogni singolo istante in cui tocca la palla: allo stesso tempo leggiadro e dominante, contemporaneamente raffinato e rude. Un giocatore del genere, signori, non si vedeva da tantissimo tempo in Serie A, e ne passerà altrettanto prima che sia possibile gustarsi uno simile.

CRESCIUTO – Arrivato alla tenera età di 19 anni, dopo aver subito una dura delusione da parte di Sir Alex Ferguson, Paul è cresciuto esponenzialmente, anno dopo anno, diventato sempre più importante nello scacchiere di Conte prima e Allegri poi. La sua crescita è stata scandita dalla sua importanza all’interno della rosa, dall’amore sempre maggiore dei tifosi nei suoi confronti, dalla fiducia che la società gli ha dato, che gli ha conferito anche l’onore di indossare quella magica numero 10, appartenuta a grandi campioni. Un solo anno, è vero, ma l’ha onorata al massimo, dando sempre il 100%.

GRINTA E TECNICA – Un centrocampista mai banale, che ha come idolo Zidane e che prova a imitarlo in ogni occasione, deliziando lo Juventus Stadium dal 2012, da quel gol di sinistro – non il suo piede – al volo contro il Napoli, passando per le gioie con l’Udinese, con il Bologna all’ultimo respiro, ancora con il Napoli; e quel gol all’Olympiakos, il primo in Champions, che ha permesso alla Juventus di superare il turno e iniziare quella folle rincorsa finita solo a Berlino. Magie, tecnica, sì, ma non solo: tanta grinta, tanto sacrificio, tanti palloni recuperati che infiammavano la curva e i supporters bianconeri. Difesa e attacco, un calciatore “box to box”, per dirla all’inglese: forse ora a Manchester lo definiranno così.

FA MALE – Fa male, sì, ma Pogba non è un traditore: sarebbe sbagliato definirlo in questo modo, pogbasoprattutto per quello che ha regalato alla Juventus. La maglia sempre sudata, le lacrime versate dopo Berlino, la sensazione di onorare la Juve e i suoi tifosi durante ogni match. Non tutti si chiamano Claudio Marchisio o Leonardo Bonucci, non tutti resistono al fascino di nuove sfide (e tanti soldi), così come, dal punto di vista societario, non è facile rifiutare più di 100 milioni di euro per un solo calciatore. Pogba resta uno dei calciatori più forti della storia della Juventus, uno dei migliori centrocampisti del mondo; ora andrà ad arricchire la schiera di stelle sotto la guida di José Mourinho, ma il diktat è sempre lo stesso: i calciatori vanno, la Juve resta. In Corso Galileo Ferraris sono passati campioni come Baggio, Zidane, Del Piero, Vidal, Tevez, soltanto per citarne alcuni, e la Juventus ne è sempre uscita bene. Farà male per un po’, magari quando verrà presentato e indosserà di nuovo la casacca rossa dei Red Devils, ma poi passerà. Passerà perché il bianconero continuerà a correre per la sua strada, con altri interpreti, con altri maghi, con altri personaggi che permetteranno di sognare così come Paul ha fatto per quattro anni.

E, sicuramente, anche senza Pogba la Juventus continuerà a essere una società vincente, capace di superare ogni ostacolo e uscirne sempre più forte. Il motto juventino è fino alla fine; e non fraintendete, l’addio del francese non è la vera fine, ma uno, uno soltanto, dei tantissimi nuovi inizi. Adieu, Paul, non sarai facilmente dimenticato.

Gestione cookie