Storia vecchia e comune a molte parti d’Italia, ma non per questo bella o edificante. Le società sono in qualche modo “costrette” a venire a patti con gli ultras, per garantire e garantirsi sicurezza e tifo a favore. L’inchiesta è in corso, dunque è lecito continuare a procedere nel solco del dubbio e del condizionale, ma ci sono segreti che nemmeno Pulcinella definirebbe più tali. L’edizione odierna de “La Stampa” ha riportato le parole rese ai pm da Francesco Calvo, ex direttore commerciale della Juventus ora al Barcellona, a proposito della gestione dei biglietti con la tifoseria organizzata della Sud. L’inchiesta è quella condotta dalla Procura di Torino sulle infiltrazioni della criminalità organizzata tra i gruppi ultras bianconeri e il business del bagarinaggio, iniziata due anni fa seguendo le mosse di alcuni capi ultras, finiti al centro di traffici di droga.
«Il compromesso è questo – sono le parole di Calvo riportate dal quotidiano torinese – per garantire una partita sicura, cedevo sui biglietti, sapendo bene che facevano business. Ho fatto questo perché ho ritenuto che la mediazione con il tifo organizzato, nell’ambito del quale mi erano note aggressioni anche con armi, minacce ed altro, fosse comunque una soluzione buona per tutti».
Gli investigatori della squadra mobile di Torino stanno focalizzando la loro attenzione sui legami in particolare di una famiglia di origini calabresi, i Dominello, ritenuta essere, secondo gli atti dell’inchiesta, «l’espressione della ’ndrangheta di Rosarno in Piemonte». «La gente – aggiunge Calvo nel suo verbale – avrebbe voluto uno stadio sicuro, i biglietti non erano regalati ma venduti. Mi è sempre dispiaciuto che ciò sottraesse disponibilità di acquisto di biglietti al pubblico e non ho avuto il coraggio personale di trovare altre soluzioni per fronteggiare i tifosi di quel genere». Il guaio è che questo tipo di patti ha sempre un prezzo. «So che si permetteva ai tifosi di comprare biglietti in quantità superiore a quella consentita dalle norme, che è di quattro biglietti a persona. Compromesso utilizzato nei confronti di tutti i gruppi ultras».
E la famiglia Dominello entrerebbe in gioco, stando all’inchiesta in corso, nella gestione dei rapporti tra la Juventus e la Curva: l’anello di congiunzione sarebbe tale Rocco Dominello, incensurato spesso individuabile a via Galileo Ferraris, arrestato un mese fa nel corso del blitz dell’antimafia torinese con altri presunti affiliati, nell’ambito di un’inchiesta ben più ampia, nei giorni scorsi è stato sentito in procura. Ha assicurato che nel business dei biglietti la «’ndrangheta non c’entra».
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