La partenza di Pogba dalla Juventus è stata condita con ogni aggettivo immaginabile: possibile, probabile, imminente, conclusa. Eppure il giovane francese al momento non ha ancora effettuato le visite mediche che i giornali inglesi avevano già fissato a partire da metà luglio un giorno sì e l’altro pure, né tantomeno apposto la firma su alcun contratto redatto in lingua anglosassone.
Gli scenari attuali: di una cosa siamo certi. Pogba, di andare al Manchester United o se preferite di andarsene dalla Juve, tutta questa gran voglia non ce l’ha. I segnali sono chiari, le voci si sono ripetute: quando un giocatore vuole andarsene a tutti i costi lo fa in tempi che sono ben più rapidi di quelli che stanno consumando questo lento stillicidio che tormenta l’estate dei tifosi. Gli esempi più nitidi li abbiamo in casa e sono del mercato di “ieri”. Dani Alves, Pjanić, Benatia e Higuain, lo stesso Pjaca chi più chi meno si sono tutti “battuti” per vestire il bianconero, rescindendo contratti, decurtandosi lo stipendio, andando nella piazza più odiata dalla propria ex tifoseria. Pogba no. Anzi sembra che stia trascinando la cosa il più alle lunghe possibile, come nella speranza che possa di colpo capitare qualcosa per far saltare il tutto. Non si tratterebbe di una scelta difficile almeno dal punto di vista economico, considerando che andrebbe a guadagnare oltre il doppio di quanto percepisce attualmente. Le perplessità di Paul sono legate al lasciare una squadra dove sta benissimo e che gli garantirebbe qualcosa che lo United, anche con vagonate di soldi, non potrà dargli almeno per un anno: la Champions League. Il volo di Raiola a Miami è stato letto con mille chiavi di lettura, la più accreditata sembra essere proprio quella di un tentativo di convincimento ad accettare un trasferimento non proprio desiderato né richiesto.
Gli scenari del prossimo futuro: l’eventuale o potenziale (così non ci sbagliamo) partenza del nostro attuale numero 10 scatenerebbe uno di quei problemi collaterali non proprio da poco. Rimarrebbe infatti senza padrone la maglia più ambita e rappresentativa in assoluto, quella che nell’immaginario collettivo identifica il fuoriclasse della squadra, il giocatore più rappresentativo, in un certo senso la squadra stessa. Come succedeva anche nel cartone di Holly e Benji dove i vari Holly, Mark, Julian, Philip vestivano la gloriosa maglia che nel calcio reale fu di Sivori, Platini, Baggio, Del Piero e Tevez per rimanere in ambito bianconero, ma anche di campionissimi assoluti di ieri e di oggi come Maradona, Pelè, Totti, Messi. L’anno scorso sembrò un azzardo assegnarla a Pogba per tutta una serie di motivi: in primis il fatto che Paul non è proprio il tipo di giocatore che si associa alla mitica “10”; in secondo luogo le perplessità riguardavano una sorta di forzatura nell’assegnare al giovane transalpino un ruolo di primo piano per trattenerlo ancora alla Juve, con però la prospettiva di perderlo a stretto giro di posta. A livello di marketing il giochino ha sicuramente funzionato se è vero che la maglia di Pogba con il 10 è
Tutto fa intendere che se nuovo 10 sarà, saranno le spalle del giovane argentino a sopportarne l’onore e l’onere. Con la possibilità che il bosniaco erediti in futuro la 21 che alla Juve ha avuto illustri predecessori tra cui lo stesso Dybala, Pirlo e quello Zidane che lo ha portato a scegliere la numero 5 che il campionissimo francese indossò ai tempi del Real.
Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)
This post was last modified on 3 Agosto 2016 - 20:06