Ci sono i crismi dell’ufficialità: Higuain è della Juve. L’acquisto del Pipita sancisce un mercato faraonico, forse il più roboante della storia bianconera, anche più di quello celeberrimo del 2001 che, a fronte delle cessioni di Zidane e Inzaghi, vide sbarcare in bianconero gente come Buffon, Thuram, Nedved e Salas. Ciononostante, qualcuno critica l’eccessivo esborso di novanta milioni, pagabili in due anni, per un calciatore ventottenne (ventinove a dicembre). E, probabilmente, sono gli stessi che, fino a ieri, si lamentavano del braccino corto che impediva di competere con i colossi europei.
La Juve ha cambiato marcia: arriva e paga quello che c’è da pagare, senza nemmeno trattare con la società di appartenenza, stabilisce il record della sessione corrente di mercato in Europa, si porta a casa uno dei tre centravanti top al mondo in questo momento. Diventa una società padrona anche in Europa.
INVERSIONE DI TENDENZA – Tale inversione di tendenza è da ascrivere ad un fatto preciso: la proprietà e la dirigenza hanno capito che, arrivata ormai quasi al livello delle tre-quattro big d’Europa, e avendo alcuni interpreti fondamentali – Buffon, Barzagli, Chiellini, Marchisio, Evra – ancora un paio di stagioni ad alti livelli, non restava che giocarsi il tutto per tutto. Inoltre, quet’anno mancheranno due rivali pericolose e ricchissime, quali il Chelsea e il Manchester United. E, quindi: “ora o mai più”! E tale convincimento spiega acquisti di calciatori prontissimi per garantire il salto di qualità subito e non in futuro: Dani Alves e Higuain rispondono a questa logica. Si sono cercati, insomma, i calciatori in grado di far vincere la Champions nella stagione 2016-2017.
VALORE DI MERCATO – Proviamo a spiegare come dal punto di vista economico-finanziario, l’acquisto del Pipita non possa essere definito un azzardo. Anzitutto, è doveroso contestualizzare: si deve tener conto dello scenario attuale in Europa, con prezzi che aumentano a dismisura ogni anno. Per capirci, se Bonucci, coetaneo di Higuain, che è un difensore, vale, come ci dicono, sessanta milioni, Gonzalo, che è un centravanti e che in valore assoluto è superiore a Bonucci, ne vale novanta? Probabilmente, sì.
COSTO ANNUALE – Tornando alla cifra pagata dalla Juve, abbiamo già detto che i novanta milioni si pagano in due esercizi. Inoltre, in un bilancio societario l’utile o la perdita sono la risultante della gestione economica di un’azienda e non di quella finanziaria o patrimoniale. Ed il conto economico del bilancio societario prevede l’istituto dell’ammortamento. Il costo di acquisto di un bene durevole, come in questo caso, non pesa sul conto economico di un solo esercizio, ma appunto viene ripartito in più anni; la quota annuale è definita quota di ammortamento del bene e rappresenta il costo per quell’esercizio a prescindere dal momento della manifestazione finanziaria (esborso) dell’operazione. È la differenza tra il criterio di competenza (costi e ricavi di pertinenza di un esercizio) e quello di cassa (entrate e uscite monetarie). Naturalmente, a tale quota si deve aggiungere la cifra corrispondente all’ingaggio al lordo da riconoscere al calciatore. Pertanto, il costo del Pipita per la Juve sarebbe di trentatré milioni all’anno (diciotto come quota di ammortamento frutto dei novanta milioni da dividere per cinque anni che è la durata del contratto, e quindici per lo stipendio al lordo).
IL RISPARMIO – Per completare il quadro si dovrebbe anche considerare il corrispettivo della cessione del calciatore sostituito da Higuain, Morata, sommato al risparmio dell’ingaggio al lordo che si risparmia,e/o l’eventuale costo nel caso si fosse optato per un altro attaccante. Si dovrebbe valutare il costo marginale, ovvero il maggior costo che comporta Higuain rispetto alle ipotesi Morata o altro attaccante da reperire sul mercato. Pertanto, si può dire che il Pipita, ogni anno, costa alla Juve trentatré milioni, ma magari solo dodici o tredici in più rispetto ad un altro attaccante, probabilmente molto meno forte e incapace di darti quel quid in più per raggiungere il grande traguardo.
RICAVI IPOTETICI – Poi si passa ad analizzare i ricavi ipotetici: quanto può guadagnare la società bianconera in termini di aumento del valore del brand, merchandising, sponsorizzazioni, altre operazioni di marketing, avendo in squadra uno dei più forti calciatori al mondo? Quanti tifosi in più può portare? E quante magliette con il numero nove si vedranno sventolare in ogni dove? E se Higuain, come tutti speriamo, dovesse rivelarsi determinante per la vittoria della Champions, quanti soldi porterebbe nell’immediato e negli anni a venire? Per le società calcistiche i risultati economico-finanziari sono strettamente legati a quelli sportivi. E nell’attuale congiuntura tale assunto è diventato un must: si spende di più per vincere perché le vittorie portano più soldi. Si deve solo fare attenzione a spendere quando si è in grado di farlo (al contrario di altre società che spendevano accumulando debiti!). Ecco perché la Juve spendeva di meno negli anni passati, mentre adesso sta facendo razzia di campioni: oggi può permettersi di farlo. Ma per continuare a farlo deve vincere. O pensate che i ricavi sarebbero passati da 150 milioni a circa 350 milioni nel giro di pochi anni se la squadra non avesse vinto così tanto? Lo stadio di proprietà, le strategie mirate e lungimiranti, il management illuminato, il progetto della Continassa hanno contribuito non poco all’esplosione del fatturato juventino nel corso dell’ultimo lustro, ma se non si vince non si registra un incremento di oltre il 100% dei ricavi in pochi anni. Per concludere, ben venga Higuain, da tutti i punti di vista.
Enrico Fattizzo
This post was last modified on 28 Luglio 2016 - 20:34