Immediatamente dopo il triplice fischio dell’arbitro Clatterburg, che ha certificato la vittoria del Portogallo a Euro 2016 e pure le virtù compensatrici del karma (Lisbona 2004…) si è scatenata la solita ridda di opinioni contrastanti (certune parecchio sgradevoli) e, ahimè, duole rimarcarlo, quelle più abrasive sono scaturite proprio dal ventre di quell’enorme balena bianconera che è la tifoseria juventina.
A seguito del sopravvenuto Mal-etto di pancia, lo scriba non si è potuto astenere dal porgerVi alcune considerazioni e qualche piccola digressione generale:
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perché sminuire la vittoria dei lusitani? Il campo è sovrano, ha emanato il suo verdetto e, piaccia oppure no, chi vince ha sempre ragione e tutto quanto sparso a latere è conversazione o, peggio, rosicamento. A meno che l’assunto valga soltanto quanto si tratta di riaffermare la legittimità degli scudetti zebrati… (Già scordata la stringa “Trenta sul campo”?).
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L’accanimento contro Paul Pogba è vile, disgustoso e figlio della malafede, piuttosto che di una totale incapacità di discernere. Gli si appiccicano e strappano etichette di dosso con una disinvoltura irritante senza che lui, con maturità ben superiore a quella che l’età richiederebbe, batta ciglio, e che denotano solo il gusto perverso di chi ama innalzare idoli onde poterli poi abbattere.
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Ha disputato un torneo anonimo, vero, ma santi numi, è una mezz’ala sinistra che mai, mai, è stata impiegata nel suo ruolo naturale. Tenere il “polpo” lontano dalle zone in cui sa essere decisivo è un suicidio tattico, nella Francia come nella Juve. Gli è stato chiesto, sbagliando di grosso (!) di agire in un certo modo e l’ha fatto; viceversa gli si sarebbero imputate arroganza e anarchia tattica perché ormai un battaglione di imbecilli ha deciso che qualunque cosa faccia non va bene se non vince ogni partita da solo, magari con annessa tripletta.
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Per quanto la constatazione sia spiacevole e financo dolorosa, giacché il personaggio è ampiamente degno di stima, va ammesso: il maggior responsabile del fallimento transalpino ha le fattezze di Didier Deschamps.
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Cristiano Ronaldo è antipatico perché vince. “Agghiacciande quello che dicono!”, ma è pur vero che gli uomini di Fernando Santos sono stati paradossalmente agevolati dal suo infortunio; li ha “liberati” mentalmente e aumentato la pressione sui rivali.
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Come sostenuto e ribadito pubblicamente in varie occasioni, il calcio europeo e occidentale in genere è in declino, forse irreversibile, e il modestissimo livello tecnico di tornei per espressioni territoriali, sempre più assurdi e anacronistici, lo attesta vieppiù.
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La formula della manifestazione testè conclusa è iniqua e non perché prevede sette partite per le formazioni che raggiungono la finale, ma per le modalità di allargamento e raggruppamento delle partecipanti. Si estenda la partecipazione all’ultima fase a tutte: San Marino, Andorra e consimili, e la si configuri a eliminazione diretta con partenza dai sedicesimi di finale. Si eviterebbero così sterili polemiche riguardanti le nazionali nei due anni che precedono l’evento. Tanto, è stato inoppugnabilmente dimostrato che una rappresentativa si può allestire in un mesetto scarso…
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L’esasperata estensione del concetto di ecletticità sta sterminando la specificità di ruoli esiziali, quali, ad esempio, quello del centravanti. Poter disporne di uno vero che non sia un “pippone” conferisce un senso logico alla manovra di qualsiasi squadra e non è sconsiderato pensarlo, migliorerebbe anche la qualità di certe partite.
Così è, se vi pare. Augh!