Il calcio inglese è in crisi. La sconfitta con l’Islanda ne è la prova lampante. I club non riescono a far strada nelle competizioni europee e sperperano i grandissimi budget per giocatori di dubbio livello. La nazionale fatica a creare talenti e a da 50 anni non si impone in una kermesse importante. E’ evidente la mancanza di idee e di progettualità nel paese creatore di questo sport.
CAUSE – Le colpe sono da spartirsi tra molte persone. Proprietari, dirigenti, manager, commissari e federazione. Nessuno sembra capace di portare un cambio di rotta e capire i problemi interni. I presidenti si disinteressano del settore giovanile e fanno a gara per il colpo più costoso, anziché per l’acquisto più utile e funzionale. 40 milioni per Carroll, 35 milioni per Schneiderlin. Sono due dei moltissimi esempi che si potrebbero fare. Le possibilità economiche della Premier sono sicuramente più elevate rispetto agli altri campionati, ma il passivo di 750 milioni di euro dell’annata passata appare un dato clamoroso se paragonato ai 138 della Liga e i 41 della Seria A.
PUNTO DI SVOLTA – La stagione 2015-2016 se ben interpretata può divenire un nuovo inizio per l’intero calcio inglese. La vittoria inaspettata del Leicester ha dimostrato che con un budget inferiore alle big e con il duro lavoro sul campo, si possono ottenere risultati straordinari. L’organizzazione di Ranieri e la voglia di vincere delle Foxies hanno sconfitto le scelte sciagurate dei team più quotati. La tattica viene troppo spesso trascurata in Inghilterra e ha portato a figuracce anche a livello europeo. La Premier League viene considerata il campionato più affascinante e spettacolare al mondo. Giudizio comune tra i tifosi, felici di vedere stadi e campi perfetti, partite con molti gol e il tipico agonismo d’oltremanica. Gli esperti al contrario storcono il naso di fronte a certe lacune ed errori. I movimenti dei difensori, il mancato filtro del centrocampo, la non eccelsa qualità dei passaggi e dei controlli, il troppo individualismo. Gli accusati principali sono sicuramente gli allenatori. Da Van Gaal a Rodgers, da Wenger a Pellegrini, concludendo con Hodgson, hanno tutti fallito clamorosamente nelle ultime stagioni, non riuscendo mai a dare un’anima e un buon assetto alla propria squadra.
Due nomi sembrano adatti a riportare in auge il calcio inglese e a tracciare la strada per tutti gli altri top club. Guardiola e Conte. Tra i più bravi tecnici in circolazione. Preparati, studiosi, grandi lavoratori sul campo e con precise idee in testa. Qualità che scarseggiano in molti colleghi. Le loro formazioni hanno sempre avuto una propria identità e un gioco che potesse esaltare le caratteristiche dei giocatori. Uno più offensivo, l’altro più improntato sulla difesa. Entrambi molto redditizi.
Formazione ipotetica: Hart; Sagna, Bonucci, Kompany, Clichy; Yaya Touré, Gundogan, Fernandinho; Silva, Aguero, De Bruyne.
Un grandissimo 11 titolare. Tecnico e fisico. Con le carte in regola per competere in Inghilterra e per la Champions. Guardiola proverà poi a metterci del suo. Sostituendo il gioco individualista, tipico delle ultime stagioni, con uno più corale e fatto di fraseggi stretti. Possesso palla esasperato, pressing alto e dominio territoriale. Tutti elementi già proposti nelle precedenti esperienze.
This post was last modified on 11 Luglio 2016 - 23:49