Arriva l’estate, e Mario Götze viene prontamente accostato alla Juventus. Il più classico dei tormentoni estivi, che da tempo accompagna la campagna acquisti di Madama. La notizia stavolta è stata lanciata dall’autorevole quotidiano tedesco Bild, secondo il quale il giovane tedesco avrebbe dato mandato al suo agente di trovargli un nuovo progetto, che possa rilanciare la sua carriera che sta vivendo un lento, ma inesorabile declino. A soli 24 anni. E tra le papabili squadre nella corsa al trequartista c’è anche la Juve, sempre attenta alle occasioni che il mercato può regalare.
PARABOLA DISCENDENTE – Ne è passato di tempo dal gol in sforbiciata che regalò il successo alla Germania nella finale mondiale contro l’Argentina. La nuova stella, l’emblema della generazione d’oro tedesca: questi i titoloni che apparivano all’indomani della serata vissuta da match-winner. Ma purtroppo, per Götze e la nazionale teutonica, tutti gli auspici e i buoni propositi sono andati in frantumi. E’ come se il ragazzo dalla faccia d’angelo abbia dovuto pagare un pegno per l’enorme fortuna ricevuta, la stessa fortuna che gli ha causato una netta parabola discendente.
SCOMMESSA DA RISCHIARE? – Oggi Götze, al di là dell’enorme risonanza che da sempre ruota attorno al suo nome, è da considerare poco più che una scommessa. Paradossalmente molto più di Pjaca che, nonostante militi in una squadra di minore blasone come la Dinamo Zagabria, ha comunque dimostrato di essere di tutt’altra pasta in questo europeo. Sia a livello tecnico che caratteriale. E non è un caso che tra le file della Germania il CT Joachim Löw, dopo alcuni esperimenti da falso nueve nelle prime partite del girone eliminatorio, abbia preferito al fantasista del Bayern il negletto e macchinoso Gómez, esiliato in Turchia dopo un’esperienza alla Fiorentina assai negativa. Un attaccante, tuttavia, in grado di allungare le difese avversarie e molto più propenso al sacrificio rispetto all’abulico Götze.
Proprio per questa scarsa applicazione difensiva, è difficile pensare che l’ex Dortmund riesca a convivere con Massimiliano Allegri. L’esempio più lampante è sempre quello di Álvaro Morata: più veloce, più tecnico, più bello di Mario Mandžukić, eppure sempre dietro al gigante croato nelle gerarchie per via di alcuni difetti tattici da limare a causa della giovane età.
Nella vita, come nel calcio, tutto può cambiare. Chiunque può avere una seconda possibilità. La cosa essenziale è fare tesoro dei propri errori e grazie ad essi diventare più intelligenti. Lavorando su questi presupposti in casa Juve saresti il benvenuto, caro Mario.