Il Brasile, il calore e la musica nell’aria. Daniel da Silva Alves nasce lì, a Juazeiro, il 6 maggio 1983. Un enfant prodige, con due vere e proprie passioni, due di quelle che ti fanno perdere la testa, ma mai la volontà: la musica, appunto, e il calcio. Già da bambino, come succede quasi sempre in questi casi. E Dani deve tutto al Bahia, squadra che lo ha cresciuto calcisticamente e con la quale ha esordito in prima squadra nel Campeonato Brasileiro Série A 2001 contro il Paraná Clube.
UN EXPLOIT ALL’IMPROVVISO – E, alla prima volta con la prima squadra, Dani si mette subito in mostra, subendo un fallo punito con un calcio di rigore. Buona la prima, anzi ottima, tanto che il suo allenatore, Evaristo de Macedo, decide di confermargli il posto da titolare nelle gare successive. E la freccia sulla fascia ci mette poco ad attirare l’attenzione dei club europei. Tanti lo corteggiano, ma la spunta il Siviglia, club al quale Dani approda nel 2002 in prestito. Dopo il primo anno, la squadra andalusa acquista definitivamente il suo cartellino. E inizia una parte importantissima della sua carriera, che recita due Coppe UEFA, una Supercoppa europea e una Coppa del Re. Questi sono gli anni che hanno gettato le basi per il suo talento, gli anni in cui Dani ha sviluppato le sue qualità e si è allenato per farsi trovare pronto a quel grande salto che di lì a poco sarebbe arrivato. Il 1º luglio 2008, il terzino brasiliano dichiara il suo addio al Siviglia attraverso una conferenza stampa in cui scoppia in lacrime. L’occasione della vita era arrivata: il giorno dopo, Dani sarebbe diventato un calciatore del Barcellona.
GLI ANNI D’ORO DEL GRANDE BARCELLONA – Questo non può che essere considerato il periodo della sua consacrazione. Una squadra al top, in cui Alves riesce a diventare uno dei calciatori più forti nel suo ruolo. Resistenza, velocità e tecnica, sono solo tre delle tante qualità che lo hanno portato al successo. E a parlare sono i trofei vinti: in blaugrana, la sua carriera ha toccato uno dei picchi più alti: sei campionati spagnoli, quattro Coppe di Spagna, quattro Supercoppe, tre Champions League, tre Supercoppe UEFA e ben tre Coppe del Mondo per club. Un vero e proprio dominio che ha sancito un record di cui vantarsi: Dani è l’unico calciatore al mondo ad aver vinto sette competizioni nell’anno solare. Ed è stato il 2009 l’anno record: Liga, Coppa del Re, Champions League, Supercoppa di Spagna, Supercoppa UEFA e Mondiale per Club con il Barcellona e la Confederations Cup con la maglia del Brasile. Numeri che parlano da soli e dati che lasciano poco spazio all’interpretazione. Dani Alves ha vinto moltissimo, ma la sua fame di vittoria non è ancora sazia. E questo perché, oltre ad essere un campione, è un fuoriclasse anche nella vita. Geniale il gesto che lo ha visto protagonista durante Villareal-Barcellona: il brasiliano stava per battere un calcio d’angolo, dagli spalti arriva una banana, Dani la prende, la sbuccia e la mangia, così, in tranquillità. Migliore risposta non poteva dare a quel gesto chiaramente razzista. E, in poco tempo, la sua risposta diventa virale: Neymar, Pogba, Balotelli, sportivi e non, tutti pronti ad imitarlo per dare un calcio al razzismo.
LA NUOVA, ENTUSIASMANTE SFIDA – Uno che non si accontenta mai, Dani. Uno che ha bisogno sempre di nuovi stimoli e obiettivi da raggiungere e, quando quella sensazione di appagamento comincia a farsi sentire, la soluzione migliore è quella di una nuova sfida. Forse è per questo che dal 27 giugno Dani Alves ha detto addio al Barcellona ed è diventato ufficialmente un giocatore della Juventus. Una nuova fase della sua carriera è pronta al via, perché, adesso, le vittorie che arriveranno potranno avere un gusto diverso. Come quel 23 stampato sulla sua maglia in onore di LeBron James, uno che come lui non è mai sazio. E le sue intenzioni sono state chiare, fin da subito. Dani vuole riportare la Juventus grande in Europa, vuole vincerla in bianconero quella Coppa, perché sfiorarla non è abbastanza. E la sua musica lo caricherà a dovere nelle sfide più insidiose, perché da adesso la Juventus avrà una freccia sulla fascia col ritmo nel sangue su cui puntare e gli obiettivi, quelli veri, li potranno raggiungere. Insieme.