Non passa un po’ di vento, non filtra neanche una timida emozione. L’immagine è tesa: si fa di sguardi, sensazioni e chiusure di stomaco. Conte gliel’avrà ripetuto mille volte: non deve sporgersi troppo, che poi ci facciamo male. Sembra essere tornato alle grida di sua madre, neanche vent’anni fa: solo che Stefano, senza rischi, proprio non sa starci.
Sì, d’accordo: saranno d’altro tipo quelli da ‘valutare’ contro la Germania. E sì, d’accordo: qui, se si espone, ne va della salute di un Paese intero. E allora qualcosina cambia: in meglio, però. Decisamente. Perché da Sanremo a Bordeaux il passo non è breve, non lo è stato neanche per un istante. Perché fatto di una commistione di religione, anima e carattere. Cementificati col fuoco della vittoria. Perché fatta di un sogno che non è solo diventato realtà, ma l’ha superata. Chi l’avrebbe detto? A quanto pare, in molti. Doveva accorgersene soltanto l’altra faccia dell’Italia.
L’importante è che se ne sia accorto Conte: l’ha già gettato dentro, nella mischia, come piace a lui. Caviglie a colazione, verticalizzazioni in allenamento: la scia di De Rossi può essere quella giusta per andare lontanissimo. Kroos-Khedira come scoglio e scotto da superare per sentirsi grandi: anche, soprattutto in una posizione non sua. Siamo tutti Stefano Sturaro, in fondo. E lo siamo per un motivo ben preciso: ché arriva sempre quel momento in cui dobbiamo lanciar via paure e paranoie, quindi agire, fare, essere. Stare sul campo come si sta al mondo: non buttando via neanche un secondo, neanche un istante, neanche uno scontro, neanche un incontro.
Siamo tutti Stefano Sturaro, e lo saremo a Bordeaux, con la maglia della Nazionale, con un quattordici bianco su sfondo azzurro. Siamo tutti Stefano Sturaro, e non per questo dovrà avere l’ansia da prestazione, la pressione di un Europeo. Non gli compete, non ancora: arriverà anche quella, la supererà con il solito sguardo. Con la Germania lascia spazio all’adrenalina delle prime volte, ancora tremendamente disancorante ed oppressiva nella notte successiva. Ti trattiene al suolo dopo averti sollevato inconsapevolmente ed involontariamente. Non ci sono nervi saldi che tengano. Neanche quelli di Stefano.
De Rossi stringerà i denti, poi però toccherà a Sturaro: dal primo minuto, in un quarto di finale degli Europei, pronto a difendere la sua casa, la sua gente. Ha da ripagare una promessa: quella con la sorte. C’è stato un tempo in cui le speranze rischiavano di restare tali per sempre, poi la sorte ha agito con Stefano, per Stefano. Gli ha dato una clamorosa seconda chance, aiutata dal lavoro, dal sudore, dalla faccia tosta. E dal non arrendersi: che sia in campo o su un letto d’ospedale, ripaga, ripaga sempre. Ripaga fino a Bordeaux, con la maglia della Nazionale, con un quattordici bianco su sfondo azzurro. Siamo tutti – davvero tutti – Stefano Sturaro. E siamo con lui: come lo siamo stati ieri, come lo saremo domani. Per un sogno, ecco un sognatore.
Cristiano Corbo
This post was last modified on 1 Luglio 2016 - 18:39