Per il calendario cinese il 2016 è l’anno della scimmia, per il il calendario della stagione 2015-2016 dello sport più bello del mondo è l’anno del sudore e della fatica. In oriente, l’accostamento cromatico ritenuto fortunato, per l’annata, è quello tra blu e oro, proprio i colori della maglia intrisa del sudore, delle lacrime e dell’onore dei giocatori della squadra che è riuscita a scrivere una delle pagine più belle della storia del calcio contemporaneo: il Leicester, in grado di far prevalere la corsa sulla qualità, la tattica sull’estro.
MAGICHE CENERENTOLE – Coincidenza? “Tre indizi fanno una prova” sosteneva Agatha Christie. Il blu è anche il colore della cenerentola degli Europei francesi, quell’Islanda di cui tutto il mondo è divenuto sostenitore, vinto dalla passione verso questo sport di una nazione che conta poco più di 300mila anime. Gli schemi curati nel minimo dettaglio (specie quelli da rimessa laterale) dal tecnico Lagerback e la dura preparazione atletica dei giocatori hanno permesso di andare oltre la qualificazione all’Europeo, che aveva già il sapore di impresa, arrivando addirittura al traguardo dei quarti di finale, con gli islandesi che non sono affatto stanchi di sognare. Infine, blu è il colore della maglia italiana, per lo meno a fine partita, inscurita dalla voglia di stupire degli uomini del condottiero Antonio Conte. Vera e propria superstar della selezione, l’allenatore ha imbrigliato la Spagna di Del Bosque pluricampione d’Europa che aveva tutti i favori del pronostico. Come? Con la sana incoscienza di chi ha la consapevolezza di dover correre il doppio, se servisse anche il triplo, degli avversari e con un lavoro tattico magistrale; una squadra con una tradizione invidiabile, ma mai così avara di qualità, che ha trovato nei calciatori “operai” i suoi fuoriclasse, primo tra tutti quel Giaccherini che il tecnico volle con sé anche ai tempi della Juventus, che risulta essere colui che ha corso di più, arrivando a sfiorare l’incredibile cifra di 13km.
In questo contesto, un club, più degli altri, sembra poter incarnare la perfetta sintesi della metamorfosi, incorporando un triennio di tatticismi, sudore e fatica di un allenatore abituato oramai a stupire, che ha portato sul tetto d’Italia una squadra che veniva da due settimi posti consecutivi; ed un triennio (considerando la stagione che verrà) di un altro tecnico che ha dato più libertà all’estro ed alla qualità – pur non dimenticando la fondamentale importanza della prima fase – potendo contare su una rosa che, proprio da questo punto di vista, ha fatto notevoli passi in avanti. Resta da chiudere il cerchio per la squadra del calcio moderno, passando dall’anno della scimmia e del sudore a quello della Champions League.
Samuele Giunta
This post was last modified on 29 Giugno 2016 - 09:42