Il suo passato non conta, il suo futuro non ci riguarda. Quello che conta ora è il presente e, d’altronde, questo è il modo di pensare di Antonio Conte, uno che morde il momento e del carpe diem esasperato all’ennesima potenza ha fatto uno stile di vita. All’alba di questi Europei, la sua Italia partiva criticata, bistrattata, sfavorita, con il biglietto di ritorno già stretto in pugno. Ma chi aveva già fatto i funerali non aveva fatto i conti con lui.
Il successo sulla Spagna è un capolavoro tattico e psicologico da vedere e rivedere in continuazione, un’assurda dimostrazione di forza di un tecnico eccezionale. Ha scelto una strada, quella del gruppo a discapito dei nomi, delle idee a discapito dei facili entusiasmi, e l’ha difesa fino alla fine, anche nei momenti più bui. Dopo il 2-0 rifilato ai campioni in carica, però, anche gli scettici devono ricredersi: è davvero un capolavoro.
La Spagna è stata annientata da una squadra sulla carta incredibilmente più debole, ma che in campo ha strameritato il successo. L’Italia di Conte, come il suo allenatore, ha saputo incantare, resistere, darle e prenderle, soffrire e infine gioire. Un’altalena di emozioni lunga e meravigliosa. Conte ha superato i limiti tecnici, si è affidato a una difesa che definire mostruosa sarebbe assurdamente riduttivo e ha costruito il resto della squadra a sua immagine e somiglianza, senza tremare nemmeno di fronte alla Spagna. E alla fine il tremito è arrivato, ma per l’emozione, per la gioia che solo un’impresa riesce a dare.
Il discorso è sempre lo stesso: potrà essere antipatico, potrà avere modi discutibili, ma alla fine ha quasi sempre ragione lui. E quelle grida senza sosta, per telecomandare il pressing e le transizioni offensive, quel modo maniacale di tenere tutti sulla corda, quelle scelte discutibili, tutto ha portato a dipingere un’opera d’arte pazzesca. Non maneggerà il pennello come farebbero tutti gli allenatori sparsi in giro per l’Italia, ma a conti fatti dà vita a opere pressoché uniche.
Antonio Conte è questo. È probabilmente il miglior tecnico che ci sia in questo Europeo, è l’uomo che con il lavoro e il cuore cerca di superare tutti i limiti e gli ostacoli, è colui che ha permesso all’Italia di mangiarsi in un sol boccone la Spagna. Conte è in quel pallone calciato alle stelle nel momento di sofferenza maggiore, quando non ha resistito e ha sfogato la sua tensione su quella sfera che decide i destini di tutti. Conte è così, eccessivo, ma geniale, vincente e, a modo suo, unico. E dopo la folle battaglia, il pensiero va alla moglie; Antonio va a prendersi quel bacio, per aggiungere, a un’impresa eccezionale, un pizzico di romanticismo. Come in ogni splendida storia che si rispetti.
Edoardo Siddi