Dice: nel calcio non cambia mai nulla, stesse procedure, stesse litanie, stessi stereotipi. I giocatori vanno, vengono, arrivano, se ne vanno come se le società fossero tante stazioni di transito. Una sconfinata ferrovia ad alta volocità. Finisce la “regular season”, chi ha avuto ha avuto e chi ha preso (in saccoccia), va sul mercato cazzuto più che mai. Ed inizia la girandola dei nomi.
Dice: sembra che resti invariato, eppure… Poiché l’animo umano è sconfinato a tal punto da abbracciare un oceano come niente fosse e sensibile ai messaggi che ammaliano come il canto delle sirene, proprio su questo piano avviene la rivoluzione silenziosa, sotterranea, apparentemente innoqua, ma che sconquassa le coscienze di tifosi sull’orlo di una crisi di nervi.
Poco più di 10 anni fa, prendevano piede dichiarazioni del tono: “Fin da bambino sognavo di giocare nella Juve“, tramutate in breve tempo a: “Fin da bambino tifavo Inter“, dette con fare assolutamente convinto e disincantato, da non sollevare che pallidi dubbi, per trasmigrare nella realizzazione piena: “Dopo tanto girovagare, giungo alla fine del viaggio, sono finalmente al Milan“. Ibra, maestro di pensiero di una generazione di pedatori che affondano le origini storiche nelle soldataglie del tardo medioevo. Dall’Italia alla Francia il passo è breve e la ruota gira, gira…
Oggi il tifoso è evoluto, non crede più alle fanfaluche del primo slavo dal passaporto svedese che gli attraversa la strada. Oggi il tifoso crede agli idoli sinceri, quelli che gli fanno vibrare le corde del cuore, mica robetta. Come minimo, un ex deve lasciare traccia di eterno amore sul web. Ringraziamenti a gogò, verso i tifosi, abbracci numerosi come la rena del mare, meglio se con furtiva lagrima finale. “Adios, hermanos. Sarò sempre juventino“. “Un saluto col cuore a tutti gli italiani, soprattutto gli juventini, vi voglio bene“. Il più sincero: “Cinque anni stupendi per me che sono un giocatore mediocre” Mediocre come calciatore, ma immenso come uomo.
E’ il nuovo confine della comunicazione: allora ci si dichiarava in entrata (come abbiamo fatto tutti noi sposati!), ora si procede in uscita. Niente di più attuale, tra “leave” e “remain”. L’anello di congiunzione? Arturo: “Vado al Bayern per vincere la Champions”. Viva la sincerità, anche se per quest’anno la vinci l’anno prossimo. Oppure l’Apache in versione romagnola: “Sento la nostalgia del passato/dove la mamma mia ho lasciato”. Salvo scoprire di avere fatto una scelta di m…
Alla fiera dell’est (e pure dell’ovest) vendono bombolette spray di ipocrisia concentrata, da portare alla cintura come quelle per la schiuma da sparare sugli scarpini della barriera. Ad ogni conferenza stampa, una spruzzatina tanto per creare l’atmosfera. Ad ogni presentazione di un nuovo arrivato, un’altra nuvola odor pervinca (vorrete mica che sia profumo per…perda?) ed il gioco è fatto. I tifosi si potranno commuovere coi titoli di giornale, il mattino seguente.