Quella dell’F.C. Crotone rappresenta soltanto una delle favole che questa prima parte di 2016 ha regalato al popolo calcistico dei sognatori. Al netto delle dovute proporzioni, infatti, quella calabrese rappresenta la vittoria del Leicester italiano nel campionato cadetto, nonostante il primo posto sia stato raggiunto dal Cagliari per una sola lunghezza.
IN SERIE A, SENZA SERIA A – Tuttavia, quella del Crotone è una vittoria simbolica, di una squadra che solo nel 1993 assumeva una nuova denominazione a causa di un precedente fallimento societario, e che avviava una scalata notevole partita a razzo dal 1996-1997 dopo la vittoria del C.N.D. e proseguita con varie promozioni ottenute nei campionati di Serie C, sino a raggiungere la Serie B già nel 2000. Il miracolo crotonese, dunque, sembra compiersi definitivamente il 29 aprile 2016 con l’aritmetica promozione in Serie A ottenuta dopo il pareggio di Modena, ma che ad oggi, nel pieno della programmazione del prossimo campionato, presenta un problema grave non soltanto per la squadra, ma per l’intera cittadinanza.
Una città che ha festeggiato la storica promozione nel massimo campionato italiano pregustando le future sfide da giocare all’Ezio Scida contro attuali big del calibro di Juventus, Roma e Napoli, e che ora rischia di non vedere nulla di tutto ciò, perlomeno dal vivo e ignorando le tempistiche. Difatti, lo stadio (di proprietà comunale ma a carico della società del presidente Vrenna), a circa due mesi dall’inizio della nuova stagione non rispetta i parametri richiesti per gli incontri da disputare in Serie A. “E’ necessario un adempimento in attesa dell’adeguamento dello stadio Ezio Scida – sottolinea la società – ed è prevista la costruzione di una tribuna mobile da 7 mila posti in sostituzione dell’attuale e l’implementazione della Goal-line Technology”. Eppure il Crotone ha disputato un campionato intero stazionando fra le prime piazze della classifica cadetta sino alla meritata promozione, per cui risulta difficile pensare che il traguardo sia giunto per caso, spiazzando di fatto la società. Se a questo ci aggiungiamo un cancro tutto italiano che porta il nome di burocrazia, allora abbiamo composto un puzzle critico che trascinerà la squadra pitagorica a giocare lontano da casa perlomeno l’inizio della prossima annata. Quella storica della prima volta in Serie A.
LA TRASFERTA CASALINGA – La sede provvisoria è stata individuata nella città di Pescara e nello stadio Adriatico-Cornacchia. Niente di più lontano, o quasi, da raggiungere per i sostenitori rossoblu che, beffa delle beffe, saranno costretti a lunghe trasferte anche quando la loro squadra giocherà fra le mura “amiche”. Ed è a questo punto che sorge spontanea una domanda: in quanti saranno disposti a seguire la compagine calabrese che, in quanto neopromossa ed alla prima esperienza assoluta nel massimo campionato, avrà certamente bisogno del sostegno dei suoi tifosi prima ancora che dei dovuti acquisti? Che in parte abbia avuto ragione Claudio Lotito riguardo le esternazioni sulle piccole realtà che spesso si affacciano in Serie A pur non godendo dei dovuti requisiti, non soltanto di natura architettonica? Il presidente della Lazio ha sicuramente esagerato nel definire controproducente il fatto che alcune compagini provenienti dalle serie dilettantistiche possano raggiungere i massimi livelli calcistici nazionali, tuttavia un fattore permane ed appare certo: per giocare a certe latitudini occorre farsi trovare pronti, essere preparati e godere di progetti seri.
CONCESSIONI E PROROGHE INFINITE – E, come adesso succede al Crotone, se non si riesce a fare in modo che ai nastri di partenza ci si presenti con le dovute modifiche da apportare per tempo ad un impianto sportivo, allora appare quantomeno difficile riuscire ad immaginare una programmazione che, sotto l’aspetto agonistico e prettamente tecnico, preveda una rosa ed un progetto stabili a tal punto da garantire la permanenza in Serie A per qualche stagione. Fra l’altro, è anche in virtù di questo aspetto che bisogna saper leggere il no di Fabio Grosso alla panchina pitagorica, che di fatto lo avrebbe proiettato al debutto in veste di allenatore nella massima serie. La vicenda dei pitagorici, inoltre, riporta a galla la questione stadi, che in Italia rimane irrisolta e soprattutto senza lo spiraglio di una luce concreta in fondo al tunnel. Il Bel Paese, nel panorama calcistico prevede lavori di ammodernamento continui per strutture che spesso non risultano essere adeguate sotto l’aspetto degli standard qualitativi e di sicurezza. Concessioni straordinarie e proroghe, che giungono di domenica in domenica (molte volte sotto diretta responsabilità e a rischio dei sindaci), rimangono all’ordine del giorno, e di fatto non fanno altro che rimandare la risoluzione dei problemi, fornendo arrangiamenti propriamente italici e del tutto temporanei.
L’impatto con la Serie A si è rivelato già duro per il Crotone, ed i suoi tifosi rappresentano sicuramente la parte debole e lesa della problematica Ezio Scida. Occorre dunque che le questioni legate agli impianti sportivi vengano prese sul serio sia dalle società che dagli organi pubblici di competenza. Anche perchè altrove, Juventus e Dacia Stadium a parte, ma anche Reggio Emilia, si è fatto davvero poco o nulla, fra progetti che appaiono lontani dal decollare e persino caduti nel dimenticatoio. Un ruolo chiave nella realizzazione degli stessi ex novo, ma anche delle semplici ristrutturazioni, lo gioca certamente l’apparato burocratico, che in Italia risulta inutilmente corposo e ingarbugliato per garantire la celerità allo svolgimento dei progetti prima e dei lavori poi. Il tutto mentre la vicina Francia, proprio in questi giorni, sta regalando una dura lezione in materia.
Rocco Crea (Twitter @Rocco_Crea)