Programmare: organizzare secondo criteri prestabiliti in vista di un fine. Si tratta un termine che spesso ricorre nell’ambito economico ed imprenditoriale, ma che oggi sta assumendo un’importanza sempre maggiore anche in quello sportivo; tanto che è spontaneo porsi una domanda: quale campo sta influenzando l’altro?
Non è facile trovare una risposta secca ed in grado di togliere ogni sorta di dubbio, ma una sintesi esplicativa del fenomeno si può trovare in una realtà che di “fenomeni” ne ha molti: la Juventus Football Club S.p.A.. Perché vincere cinque scudetti di fila, spadroneggiando come ha saputo fare questa squadra, non può essere frutto di una casualità, non può essere dovuto solo ad un campionato il cui livello è drasticamente calato o alla fortuna (cui pur mai si può prescindere).
Sulle testate giornalistiche hanno trovato ( e trovano) spazio i vari Del Piero, Pirlo, Vidal, Pogba, Tevez, Morata, Dybala e tutti quei campioni che hanno dimostrato sul campo da gioco di essere ogni anno i più forti. Ma l’encomio va, oggi più che mai, rivolto a chi questi giocatori li ha portati a vestire questa maglia; ad una gestione in grado di andare oltre le scelte azzeccate di mercato,oltre i parametri zero, oltre i rilanci di campioni che sembravano ormai aver detto tutto ciò che avevano da dire. Parliamo infatti di una società che ha capito, prima di tutti in Italia, l’importanza di avere uno stadio di proprietà, con tutto ciò che gira intorno all’impianto torinese.
Il club è riuscito a mettere, piaccia o meno, sé stesso prima di ogni altra cosa, prima soprattutto dei suoi campioni, in primis come non ricordare il caso Del Piero, la cui situazione è stata definita addirittura in ottobre, evitando un tedioso caso di tira e molla come quello di Totti in casa Roma.Ha compreso che il futuro è in mano ai giovani, investendo pesantemente su essi, attraverso scelte di mercato orientate in tal senso, ma anche con l’istituzione della “J-academy” vera e propria fucina di talenti, che non ha nulla da invidiare alle blasonate cantere di Barcellona o Real, puntando ancora una volta sul talento nostrano.
Il nostro sistema calcistico si sta evolvendo, o sta regredendo, passando da un campionato in cui “piccole” realtà come quella di Parma potevano puntare a grandi traguardi, ad uno in cui una sola squadra monopolizza le vittorie, quasi come la Bundesliga ed il Bayern Monaco. Riflettere su una gestione così attenta e scrupolosa in ogni dettaglio è importante specialmente oggi, perché sono tempi in cui si assiste al decadimento del nostro calcio, tempi in cui le storiche famiglie delle squadre più famose (insieme alla Juve) decidono di dare il nostro patrimonio, la nostra cultura calcistica in mano a chi di calcio probabilmente ha solamente sentito parlare.
Non ci si può illudere, il calcio moderno ha bisogno di capitali, ma ha anche bisogno di passione, di dedizione, di programmazione e soprattutto di stile, e di questo, in casa bianconera, non se n’è mai sentita la mancanza.
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