Italia contro Belgio. La classe operaia – sì, noi, quattro volte campioni del mondo – contro quella che è stata ribattezzata generazione d’oro, capace di sfornare talenti a raffica. Sembrerebbe il viatico verso una sconfitta netta, che bisserebbe il ko in amichevole inflittoci pochi mesi fa dai diables rouges. Sembrerebbe, appunto, perché sul terreno di gioco è tutta un’altra storia. L’accozzaglia di talenti belgi impatta sul muro della BBC, finalmente una sicurezza anche in chiave azzurra. Una vittoria arrivata tuttavia non senza qualche patema, come confermato dal possesso palla finale, nettamente a favore del Belgio, dato che non fa che confermare la maggiore superiorità tecnica degli avversari. Allora cosa c’è dietro questo exploit azzurro, tanto esaltante quanto sofferto e inaspettato? E’ la forza di un gruppo, quello di Conte, che premia il collettivo a discapito del singolo e che fa della professionalità il proprio fulcro.
Il nome più esemplificativo non è quello di Bonucci, né quello di Giaccherini, bensì quello di capitan Buffon. Uno che a 38 anni ha fatto della cultura del lavoro il suo elisir di eterna giovinezza e che ha raggiunto vette insormontabili ai più, e altre ancora in attesa di essere scalate (vedi Russia 2018).
HIGHLANDER GIGI – Un fenomeno in campo come nella vita, amato e rispettato da compagni e avversari. Come da Eden Hazard, forse il talento più cristallino del Belgio, che alla vigilia ha detto “E’ un grandissimo campione che ammiro molto, un giorno mi piacerebbe giocare con lui”. Le porte di casa Juve sono sempre aperte, caro Eden.
Un’icona della Juventus e del nostro calcio, sempre a caccia di nuovi record e sfide. Buffon, con l’attuale partecipazione alla rassegna di Francia, ha raggiunto quota nove con la maglia della nazionale tra europei e mondiali. Che sarebbero state dieci, se non fosse stato per l’infortunio che costrinse l’estremo difensore ad abdicare agli Europei del 2000 di Olanda e Belgio. Tra due anni Buffon potrebbe comunque tagliare questo traguardo con la partecipazione ai mondiali in Russia. Il degno epilogo di una carriera già di per sé leggendaria.
Ieri sera, anche nel vittorioso esordio con il Belgio Buffon ha dato il suo contributo: parata da SuperGigi all’inizio su Nainggolan, tanta sicurezza nelle uscite ma soprattutto continuo martellamento ai compagni, come solo i veri leader sanno fare. La battaglia, comunque, è appena iniziata: c’è ancora un Europeo da giocare e magari vincere. Un trofeo che manca nella ricca bacheca del portierone, al pari della maledetta Champions ancora mai raggiunta. Ma per quella ci sarà tempo, in fondo Buffon è immortale.
Salvatore Ergoli