Concentrato sul futuro calcistico – seppur a breve termine – il popolo bianconero preferisce ricordare le imprese della Juventus degli ultimi 5 anni. Ma nel calcio, così come nella vita, il passato veste un ruolo fondamentale poiché è una componente chiave per sedimentare idee e forze da sviluppare per un futuro sportivo aureo.
IL PASSATO – La memoria di un passato glorioso non può essere corta, malgrado i ricordi comuni che comprendano anche l’avventura nel campionato cadetto di un decennio fa. Tra i tanti trofei, le finali di coppe europee, gli scudetti stracciati con le unghie e con i denti, ci si riporta col pensiero a quello che è il punto più basso della storia juventina, se di abissi si può parlare. Fossimo qui a scrivere un libro di storia, partiremmo dalla fondazione del 1897 e su una linea spazio-temporale lunga e dritta, non dovremmo dimenticarci di nessun singolo momento visto, amato, vissuto con i colori che hanno fatto parte della vita di milioni di noi. Dal quinquennio d’oro, balzeremmo ai storici anni di Charles, Sivori e Boniperti prima di alzare la testa e trovarci nel bel mezzo degli anni ’80 ad alzare la Champions al cielo. Il tempo passa e, giunti alla scomparsa dell’Avvocato (punto focale del percorso), dovremmo soffermarci a un anno che non è come tanti: il 2006.
PUNTO DI SVOLTA – Se da un lato l’estate del 2006 è indice di rabbia, indignazione, sofferenza, dall’altro è il punto di partenza verso gli anni di dominio assoluto, di benessere, di strapotenza calcistica in seno a club, rosa, immagine, popolarità. Con lentezza si è arrivati al cuore del “topic”, ossia il lavoro egregiamente svolto da una società decisa e forte per emergere dagli inferi e rigettare ai posti marginali chi si arrogava il diritto di spendere qualche parola contro una Juve messa all’angolo. Poche possibilità di ritornare agli antichi fasti, enormi percentuali di fallire ulteriormente. Ma la Juve è fiducia, garanzia, è vivere in “mani sicure” per cui il club opta per scelte ponderate, lavora concretamente sul mercato partendo da uomini di seconda/terza fascia perché le casse non sono colme come un tempo e i bilanci si fanno sentire. Le scelte dei tecnici, la pianificazione tattica ed operativa è il “core” di una grande azienda che produce ma non si accontenta dei ricavi. Ordine, determinazione, puntualità, competenza: tutte facce di un club che con Conte ed Allegri si siede al tavolo delle big d’Europa, affronta il mercato da protagonista e in campo fa tremare qualsiasi avversaria.
Fino a pochissimi anni fa, i nomi di Khedira e Dani Alves sembravano un miraggio, ora sono la quotidianità dei progetti bianconeri. Trattenere i big presenti in rosa o alternarli con uomini di qualità non è da poco: la Juve non sbaglia un colpo e lo fa pensando costantemente all’obiettivo che spinge la squadra a gettare il cuore oltre l’ostacolo: la Champions League, scritta col sangue su quella linea spazio-temporale destinata ad allungarsi per sempre.
Simone Di Sano
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