C’è sempre un filo conduttore che lega indissolubilmente la società alla squadra, o almeno dovrebbe esserci. Come in un organismo, in cui ogni parte ha un ruolo armonico rispetto al tutto e finalizzato alla vita, così in alcuni club non esiste distonia tra mente e cuore, corpo e braccia. Obbligato sottolineare che ciò accade in “alcuni” club, in cui vengono selezionati giocatori che abbiano determinate caratteristiche, non soltanto tecniche. E questo è un mantra che si ripete da tantissimo tempo alla Juventus, ossia almeno dai tempi in cui Boniperti divenne presidente. Tipi come Renato Cesarini o Helmut Haller, nella Juve di oggi, difficilmente potrebbero starci: eppure sembra che negli ultimi quarant’anni non siano affatto mancati giocatori di talento.
In una società “intelligente”, come ha dimostrato di essere quella guidata da Andrea Agnelli negli ultimi cinque anni, i giocatori non possono comportarsi in maniera troppo differente: basti pensare all’addio di Vidal (legato in grossa parte alle intemperanze extra-calcistiche), ed al fatto che in via Galileo Ferraris non hanno mai pensato di trattare giocatori come Cassano o Balotelli, giusto per rendere l’idea. Alla Juventus viene Evra, che a differenza di Maicon, Cole o Vidic diventa un asse portante del campo e dello spogliatoio, alla Juventus “rinascono” le mele considerate marce, come fu Davids, come è stato con Tevez. Viene da chiedersi se non fossero “marci” gli ambienti in cui si trovassero, ma è un dato di fatto che spesso in bianconero i giocatori dati per finiti assurgono a nuova vita.
L’intelligenza di cui sopra permea di sé tutto l’ambiente bianconero, come appunto in un organismo, e consente ai
Ennesima prova? In tanti spogliatoi tendono a formarsi i “gruppetti”, spesso in contrasto fra loro. I vecchi, i giovani, quelli dell’Est, i sudamericani, ecc. ecc. Nella Juventus il “gruppo storico” non si chiude a riccio su se stesso, ma sa aprirsi ai nuovi arrivati riconoscendo loro uno “status” simile, anche se maturato in altri ambienti: è successo con Evra, con Mandzukic, con Khedira. E probabilmente succederà con Dani Alves: di questo ne giova tutta la squadra, perché il lato dello spogliatoio dove siedono Buffon, Barzagli, Chiellini, Marchisio, Bonucci e Lichtsteiner non è un club privè, ma un posto dove tutti possono entrare e chiedere qualcosa. Esperienza, abnegazione, spirito di sacrificio. E voglia di vincere.
Gennaro Acunzo
This post was last modified on 28 Maggio 2016 - 13:09