Tre nomi, una garanzia. E per giunta tutta tricolore. Poter contare su un reparto difensivo ben collaudato è davvero tanta roba. Probabilmente, il maggior punto di forza della nazionale italiana in vista di Euro 2016. Un terzetto affiatato i cui componenti operano assieme, ormai, da diversi anni. Ognuno conosce pregi e difetti dell’altro. Ciò determina dei vantaggi tecnico-tattici notevoli rispetto ad altre squadre che, magari, questa compattezza difensiva forse se la sognano. In attacco, purtroppo, compagini come Belgio, Francia, Germania e via dicendo risultano superiori. Ripeterlo forse sembra un tantino stucchevole ma, ahinoi, negare l’evidenza sarebbe impossibile. Eppure, tale carenza offensiva (sebbene Graziano Pellé, the italian goal machine, potrebbe stupire in positivo) viene sopperita da una retroguardia solida e robusta.
Sia chiaro, l’emozione può giocare brutti scherzi nelle competizioni internazionali e chiunque sbaglia almeno una volta; ma giocare sotto pressione rappresenta, dopo varie Champions League, un’abitudine abbastanza stabilizzata per l’asse Bonucci-Barzagli-Chiellini. I tre “moschettieri” azzurri che provengono, udite udite, dalla formazione titolare dei campioni d’Italia. Un caso? Una circostanza fortuita? Ma anche no. Perché il loro “rito d’iniziazione” cominciò dall’intuizione dell’attuale c.t., Antonio Conte. Va da sé che proseguire lungo quel solco roccioso avviato nella stagione 2010/2011 appare quasi obbligatorio.
Puntare sul blocco-Juve diviene prioritario. Così come la Juventus stessa deve continuare a puntare sul suo blocco. Non è un gioco di parole, ma molto di più. Spesso l’opinione pubblica concentra l’attenzione sulla pedina che uno scacchiere non possiede, quando invece dovrebbe guardare meglio ai “cavalieri”, “alfieri” e “scacchi” già presenti. E chissà: il prossimo scacco matto potrebbe assomigliare alla coppa dalle grandi orecchie nel 2017.
Paolo Panico
This post was last modified on 23 Maggio 2016 - 16:55