Meani: “Dopo Calciopoli la mia vita si è ribaltata. Ho abbandonato il calcio, sembrava che avessi la peste”

Leonardo Meani, ex addetto degli arbitri del Milan e ad oggi ristoratore 56enne, ogni tanto se le riascolta pure lui le intercettazioni. L’unico che fu coinvolto per i colori rossoneri in Calciopoli torna a parlare a quasi 10 anni di distanza dall’inchiesta di come finì al centro del processo che mise in subbuglio ogni certezza del calcio italiano. Ecco quanto evidenziato dall’intervista realizzata dal Corriere della Sera:

INTERCETTAZIONI DECONTESTUALIZZATE – “Durante i processi mi hanno dipinto come un delinquente. Arbitri e assistenti erano persone che conoscevo da tempo, ho fatto a lungo l’arbitro anche se mi sono fermato ai Dilettanti. Con i guardalinee Babini e Puglisi ero amico. Collina l’ho conosciuto a un raduno e ci sentivamo spesso. Le intercettazioni distorcono tutto perché chi deve interpretare non conosce il contesto in cui due persone che si frequentano parlano tra loro. Tra gli uomini di calcio è così: le spariamo grosse, ma sono solo boutade”.

NESSUN VANTAGGIO, ANZI – “Nel mio caso è fin troppo semplice dimostrare che se anche vi fosse stato un tentativo di avere un arbitro o un assistente “amico“, il Milan non ne ha mai ricavato vantaggi. Ad esempio nella mia intercettazione con Mazzei (il vice di Pairetto e Bergamo, ndr) espressi un gradimento per Puglisi come guardalinee per Milan-Chievo dopo un’ingiusta sconfitta a Siena. Pur vincendo 1-0 subimmo due errori arbitrali gravi, tra cui un gol annullato a Crespo per fuorigioco che non c’era”.

meani galliani

COINVOLGIMENTO“Mancavano due giornate alla fine del campionato (stagione 2005-2006, ndr). Ero nel mio ristorante. Mi chiama un signore. Mi chiede se sono Leonardo Meani, dirigente del Milan. Se e quando può incontrarmi a Lodi. Gli chiedo chi sia e mi risponde: carabinieri di Napoli, devo notificarle un avviso di garanzia. Da allora la mia vita si è ribaltata. Cominciarono a uscire le mie intercettazioni. Poi andai a Roma per essere interrogato dall’Ufficio indagini della Procura federale. Nove ore di audizione. Ne uscii distrutto. Non ricordo più cosa mi chiesero”.

MINACCE E SCORTA“Per tutti ero diventato “quello delle intercettazioni del Milan”. Mi arrivarono minacce. Telefonavano al ristorante e mi dicevano: “Ti ammazziamo“ o “Ti bruciamo il locale“. Per una settimana la questura mi ha lasciato la scorta. Prima di Calciopoli ricevevo mille telefonate al giorno. Poi, si sono allontanati tutti. Come se avessi la peste. Sono tornato a fare il ristoratore a tempo pieno e ho abbandonato il mondo del calcio”.

RICORDI ROSSONERI“Dieci anni splendidi, con due scudetti vinti, una Champions, una Coppa Italia e una Supercoppa Europea. E anche cocenti delusioni. Quella maledetta finale di Istanbul. Nella rivincita di Atene due anni dopo non c’ero più. Lo scandalo era scoppiato. Ma almeno una mano a vincere gliel’ho data anch’io”.

 

Oscar Toson

 

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