Quattro anni: una costante, una consapevolezza e un segreto

Quattro anni e un giorno fa. Sembra un’eternità, ma sono passati veloci. Scanditi dall’inesorabile incedere delle vittorie, come in perfetto stile Juve. Salutò l’ultima grande, immensa bandiera bianconera: Alessandro Del Piero. A modo suo: si portò via l’ultimo Scudetto, il primo dopo Calciopoli. E si portò via sciarpe, pianti, cori e, perché no, una parte di noi: addetti ai lavori, tifosi o semplici appassionati. Che con Alex, la sua classe – dentro e fuori dal campo – e le su punizioni sono cresciuti e si sono innamorati del pallone. Di un amore folle, ubriacante, totalizzante.

Del-Piero-Coppa

UNA COSTANTE – Sono passati, questi quattro anni, ma la costante è sempre una: le vittorie bianconere. Sembravano un miraggio, fino a qualche tempo fa, mentre ora sono diventate una magnifica conseutidine. E la prima parte di stagione, terribile, pare quasi cancellata dalla serie infinita di record inanellata da una squadra fantastica, fin troppo criticata all’inizio – quant’è lontano il Mapei Stadium, ora? È uno Scudetto che significa storia, questo qui, perché il quinto di fila e pure per com’è arrivato: dal dodicesimo posto a un dominio incontrastato, inconstrastabile. Come quello degli ultimi tempi, insomma.

UNA CONSAPEVOLEZZA – L’alzò alta al cielo, Del Piero; l’ha alzata di nuovo, Buffon. E l’alzeranno ancora tanti altri: Marchisio, magari, o forse Bonucci. È che in Italia non ci sono società al livello della Signora, né dal punto di vista tecnico che organizzativo: troppo superiori, sotto tutti i punti di vista – come direbbe qualche… londinese. Ma arriverà pure quel momento magico, quello che aspettano in tanti, troppi: quando la Coppa dalle grandi orecchie sarà leggera quanto un sogno e, allora, toccherà le stelle. Sì, perché questa Juve lascia una grande consapevolezza: ha margini di crescita enormi, come quelli dei suoi gioielli – da Pogba a Dybala, passando per Alex Sandro.

UN SEGRETO – È il frutto d’un cammino intrapreso proprio quattro anni fa e che, nonostante i normali intoppi, sembra inarrestabile: una dirigenza solidissima, un allenatore di altissimo livello e una rosa giovane e di qualità sono garanzia di continuità. Tutti elementi che lasciano immaginare un futuro ancora più roseo, ora che tutti i pezzi del puzzle si sono incastrati. E se ne aggiungeranno altri: i nomi sono tanti, tutti di spessore. C’è quello spirito bianconero, poi: si respira a pieni polmoni appena s’arriva alla Juve e rimane dentro, per sempre. È quello spirito, andato perso negli anni bui, che forse fa la differenza e conta più di tutto, in fondo: aiuta a lottare, fino alla fine, e vincere, perché è l’unica cosa che conta.

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