È il trionfo, la festa. È il sorriso di tutti, ma soprattutto quello del mister. È la Juve che vince, ancora: per la quinta volta di fila, per uno scudetto che sa di rivalsa, di furore agonistico, di una squadra che non è mai doma. Né domabile.
È la vittoria degli uomini. E dei ragazzi. Perché anche quest’oggi la decide Dybala, un ’93 dalla scia di talento infinita; perché pure con la Samp c’è un Pogba in versione extraterrestre. Perché segnano Chiellini, Bonucci, Evra: che han vinto tutto, ma hanno ancora voglia.
Perché questa Juve ha il futuro in mano e tra i piedi. E non ha intenzione di smettere di superare avversari. Neanche in una misera partita.
Ecco le pagelle dei campioni d’Italia.
NETO 7 – Inizia e finisce con le sue manone pronte e attente a sventare un’occasione di Alvarez. Un dodicesimo così, in ogni caso, si spera non finisca per essere rimpianto.
BARZAGLI 7.5 – Prove generali di Coppa Italia, ma chissà quanto ce n’era bisogno. La scena è tutta sua, e non c’è mai stato dubbio che tenesse: perché il centrale è bravo anche a dettare i tempi, a verticalizzare velocemente. A fare il Bonucci, col cuore di Andrea.
BONUCCI 7.5 – Il mondo dal centrodestra probabilmente gli mancava da parecchio, ma adattarsi è roba da Leo. Che tiene bene, aiuta Barzagli e si proietta in avanti con la voglia di un ragazzino. Punti di vista, di tanto in tanto, che aiutano.
CHIELLINI 7.5 – E vada al diavolo la sfiga. Un’ora e mezza netta, col giallo sul curriculum di partita e con la solita verve da tuttocampista. Addirittura tenta un sinistro al volo, poi lo sfiora in uno contro uno. Quindi scarica rabbia e frustrazione in un mancino violento che spacca la porta. Cosa significa? Vuol dire che mentalmente c’è, sta bene, ha voglia. Ed è un’ottima notizia, ottima davvero.
LICHTSTEINER 7 – Incontenibile. Semplicemente e poco incredibilmente. Perché? Basta guardare anche scampoli di partita: fa il terzo d’attacco, il quinto di centrocampo e il quarto di difesa. Anche quando non c’è nulla in palio…
PEREYRA 6 – Manca il guizzo, e ovviamente la forma fisica. Non è il Pereyra di un anno fa e francamente questa versione stona con il resto. Con chi è e con chi potrebbe essere. Prestazione incolore, sì. Come la stagione.
STURARO 6.5 – La dimensione è questa: Correa scappa a metà del secondo tempo e Sturaro non lo prende. Non contento, argentino steso e giallo speso. Dopo uno scudetto vinto, nel giorno della festa: vietato credere che quest’uomo molli.
HERNANES 7 – L’uscita palla al piede, il doppio passo, la scaltrezza di gambe e di pensiero. Ecco: questa versione di Hernanes ci piace. Tanto, tantissimo. Peccato sia arrivata così tardi. Troppo tardi.
POGBA 7.5 – Avrebbe voluto abbandonare il campionato, il suo campionato, con un gol da cineteca. Deve accontentarsi della solita prestazione da fuoriclasse, tra traverse incredibili e giocate al limite del normale. Con Evra è amicizia, che si trasforma in asse spietato, che diventa un clamoroso macigno che la Samp non riesce a reggere neanche in un istante. Quando parlano dei suoi margini di miglioramento si rasenta l’imbarazzo. Per gli avversari.
EVRA 7.5 – Le chiacchiere stanno a zero per Patrice. È sempre stato così. Perché in una settimana di parole, lui va di zuccata precisa, preceduta da un tuffo olimpico, con l’incoscienza di un giocatore alle prime armi. Con la caparbietà e la grinta di chi ha ancora voglia di vincere tutto.
DYBALA 9 – È genio, classe, carisma. È poesia e pragmatismo, potenza e classe. È il talento che profuma il futuro, che inebria le speranze e le certezze del domani juventino. È un sinistro che innesca la concretezza col necessario tocco di magia. Che assomiglia sempre più allo stemma sul cuore: perché determinato, irrefrenabile, incredibilmente vincente. Ventitré in un anno: meglio di tanti, da Tevez ad Ibra. Più di tutti: Paulo Dybala.
MORATA 6.5 – Nei due anni di Morata c’è più anima che gioco, più carattere che gol, più voglia che concretezza. E il rimpianto si fa enorme, dilaniante, ingombrante in modo assiduo e pericoloso. Nella probabile ultima apparizione allo Stadium, Alvaro Morata recita lo stesso copione che l’ha reso così amato: fumo e arrosto. L’avremmo aspettato volentieri.
MANDZUKIC 7.5 – Quanto ha contato, quest’anno. Con le sue serpentine, coi suoi inserimenti, coi suoi andirivieni senza una meta apparente. Cinico, forte, spietato davanti; poi generoso e altruista, quasi rifiutando i dettami del bravo bomber. Se Dybala è la stella, Mandzukic è il cielo: che probabilmente, senza uno sfondo così concreto, la Joya non avrebbe brillato così tanto.
ZAZA 6.5 – Sigla il gol scudetto, ora lo alza con la giustissima presunzione di aver pesato tantissimo. Sarà quel che sarà, ma Simone Zaza ha dato ancora una volta l’impressione che in questa squadra può dire e dare ancora tantissimo.
ALLEGRI 8 – Il capolavoro è servito. Cinque reti, e poi la fiducia, la testa, la concentrazione. Ora la finale di Coppa per chiudere al meglio una stagione tanto sontuosa quanto intensa. E il suo sorriso è il più bello, sincero, meritato di tutti.
Cristiano Corbo
This post was last modified on 15 Maggio 2016 - 12:25