Era una trasferta insidiosa, Verona. Per tanti, troppi e vari motivi. C’erano le luci della storia destinate a Toni, ad esempio. E poi la voglia di rivalsa dell’Hellas dopo una stagione delirante, mista ad una pancia clamorosamente piena col trentaquattro sul petto. Inevitabilmente, un po’ s’arriva col freno a mano tirato. Che dopo un girone vissuto in apnea, sembra quasi necessario.
Ecco, giusto per capirsi: motivi per appannarsi ce n’erano, eccome. E si sono visti. Più o meno tutti.
A SINISTRA – Si sono visti soprattutto nell’estro spento e nella corsa meno fluida di Alex Sandro. Che prima tiene bene sulla sinistra, poi cade nei piccoli, infami tranelli di una partita mai realmente sghiacciatasi. Tra difficoltà e peccatucci, infatti, l’ex Porto finisce per scontrarsi con un picco importante d’immaturità: accade, quando non si sta sul pezzo. Accade, quando non si sta attenti. Accade, ma non dovrebbe mai accadere. Neanche quando la partita è ininfluente, nemmeno se non c’è più niente in ballo. Del resto, la tenuta psicologica di un giocatore la si valuta anche da questi attimi: Alex Sandro, dopo il match del Bentegodi, ha fatto un piccolissimo passo indietro.
CriCo
This post was last modified on 9 Maggio 2016 - 09:32